24 settembre 2008

Eppure fino a un momento fa...

Si annuncia pioggia, posteggio non molto distante e zoppicando mi accingo all'ingresso, poche persone, penso di essere fortunato, il luogo lo conosco bene... gentilmente e un pò in sordina rispondo al vigilante che m'incalza, trauma distorsivo accidentale ginocchio sx... l'infermiera mi registra scrivendo pedissequamente, mi siedo ad aspettare.
Via via che il tempo scorre le figure si materializzano, a tratti arroganti come se fossero i più bisognosi, e dimentichi di codici colorati e priorità, a tratti rassegnati e mesti, la tizia che vomita dalla notte incessantemente, la ragazza che ha picchiato il ginocchio cadendo dal motorino, il ragazzo con la caviglia gonfia che chiede incredulo all'amico come sia successo, l'anziana signora con un forte dolore al costato, e il tipo che arriva quasi correndo tenendosi una mano insanguinata... chiamano ad un tratto il mio nome, sala uno... resto sulla porta sfilato velocemente da due fantasmi, un'infermiera dopo un pò mi si avvicina per sapere cosa aspetto? Verrebbe spontaneamente da rispondere "l'autobus"... recito brevemente l'inadeguatezza del sistema, il fatto di esser stato chiamato ma costretto ad aspettare ancora sulla porta... nel frattempo il "turno" prosegue e la fila davanti alla porta aumenta, ci fanno entrare in due, me e il ragazzo incredulo con la caviglia gonfia, pare ci siano similitudini tali da poterci refertare contemporaneamente... giuro di non aver mai visto in vita mia costui... nel frattempo nella sala si fionda un tipo con un sacchetto trasparente nelle mani, quasi urla, le abbiamo trovate, le abbiamo trovate, l'occhio cade sul sacchetto, diavolo, pezzi di dita, l'infermiera dice ma che è? Le dita del mio amico, (Dov'è la casa del mio amico?...) dove vado? ma non so, provi lì... dopo alcuni minuti è di nuovo lì stralunato ed avvilito, non era qui, no, ma allora dove? Ma guardi, l'infermiera, sempre lei, forse in chirurgia plastica... se è vero che in questi casi i pezzi di dita tranciati si debbano mettere subito sotto ghiaccio per evitare le necrosi, dubito, ahimè che all'amico abbiano potuto riattacarle... il medico, impassibile, gentilmente mi chiede di accomodarmi, un pò difficile nelle mie condizioni, l'infermiera di prima mi tasta il ginocchio e ripete le mie parole, ma si sbaglia e dice contusivo anzicchè distorsivo, la correggo tra l'indifferenza generale... radiografia, il tecnico è una donna che a malapena riesce a contenere la stanchezza e la noia di un lavoro ripetitivo, almeno questo è quello che percepisco... nuova attesa, la signora col dolore al costato è ancora lì, mi chiede se sono caduto, se mi hanno spinto, provo quasi vergogna ad affermare che no, è successo tutto giocando al calcio e da solo senza che nessun avversario ne sia responsabile... il cielo si apre, viene giù che pare di essere a Iguatzù, un'ambulanza a sirene spiegate, ma che ci sarà da spiegare se è talmente evidente? E continua a spiegare e spiegare, si è proprio incantata e non si può far nulla, dicono che sia l'acqua, a volte succede, la vecchietta mi chiede una mano per la macchinetta dei caffè, intanto le orecchie di tutti vanno in tilt. Sono già trascorse due ore, finalmente mi richiamano per l'esito finale, diagnosi e prognosi... per fortuna niente di rotto, dice il medico, fortuna perchè mi domando? Forse perchè non avrebbe posto per me? certo... terapia, ghiaccio, antinfiammatorio, protettore gastrico e sette giorni sette di prognosi, e se non dovessi trovare giovamento, allora... CTO dalle 8,00 alle 10,00 dal lunedì al venerdì... intanto l'infermiera di prima quasi sottovoce ripete che i mal di testa non accennano a diminuire, il medico ribatte in perfetto siciliano, "vabbè ci faciemu a TAC un ti scantari..." e lei chiede all'altro infermiere se dopo l'accompagnerà per far fare questa TAC alla suocera... aspetto che l'acqua torrenziale diventi semplice pioggia e sempre zoppicando mi avvio alla mia auto, ripenso al tipo e alle sue dita, spero davvero abbiano potuto rimediare, io, guarda un pò mi rammarico del fatto che non potrò giocare nè il venerdì nè il martedì prossimi... insensibile, incorregibile...

22 settembre 2008

Autunno

Persino il cavaliere parla di un piano B, che fosse al corrente anche lui? Autunno, prime piogge, canovaccio conosciuto che si ripete, sprazzi di luce sul cammino, si paventa un piano D, posto che del piano C se ne occuperà il principe... ma stavolta il piano D mi vedrà recitare in prima persona, cavalcare l'entusiasmo da solo, come un pesce fuor d'acqua, intanto proseguo nella cernita, tutti i libri, titoli che a volte ho smarrito nel tempo, Larobi rifugiata nella cioccolata scaccia i fantasmi del passato.
Alla fine circa ottanta titoli gridano vendetta, nelle pieghe della memoria di alcuni non v'è traccia, segnale chiaro, sperimenterò il nuovo, dopo un'accurata avanscoperta... raddoppio in settimana delle fatiche gratificanti, la pioggia taglia le gambe e la bici, unico rifugio la sfera.
Di ampie cuciture e trame e la fiammante macchinetta, adesso dormo coperto e non mi sveglio nella notte.
Il vino non era come credevo, vecchio del 2003, alcune bottiglie piangono, torbido e quasi imbevibile, non dirò niente, lascerò che le fogne si inebrino di più alti versamenti...
La carta dei giornali già prende a macerare, con un tocco di candeggina a lavar via la cronaca nera... tumulti e lamiere, pezzi contorti di metallo grideranno tutto il loro disappunto, il vecchiaccio vola alto, marine di nome e di fatto lo esaltano, mi chiama più volte mentre pesta sui tasti e cerca disperatamente di mettere in ordine i testi, colori e pennelli a nuova dimora attendono.
Continuo imperterrito a guardarmi intorno, si, è vero, ci sono eccome, ma più forte recita il messaggio di occhi sorridenti e la speranza di goderne.

16 settembre 2008

Dellerobi

Vivo un tempo incerto, folate di vento tra i pensieri, sprazzi di sole nei rimpianti, direi che la vita prosegue e anche se lo detesto, è il mio lavoro e per fortuna c'è sempre un dopo, Larobi mastica amaro, si agita, si dimena, ma non muove un passo, getta lo sguardo oltre la finestra, scivola tra i colli e per le valli, naviga, vola, liguria e mare, stupore, a tratti sgomento. Robi lascia che le lacrime righino il suo volto, Gab è lì, è tornato, il sorriso tra i capelli e una sola scarpa. Vorrei essere con loro quando saranno di nuovo insieme.
Toscana e i miei ricordi anche amari, Lombardia e strani amori dimenticati, Sicilia di eterni tormenti.
Larobi vive il preludio e poi scompare tra i flutti, nuota a perdifiato nell'insicurezza, bracciate e bracciate, statuaria mi osserva, lascia andare la mano sul fianco, si volta senza guardarsi indietro. Robi divaga del tempo, rossa in viso, detesta lo specchio ma è solo colpa degli altri, degli eventi, delle parole vaghe rimaste nel vento.

5 settembre 2008

Malinconia...

I violenti scrosci di pioggia, veri acquazzoni improvvisi, strade che diventano fiumi, e poi di colpo la quiete, il sole, quella calda umidità che tutto avvolge, l'odore della terra umida, i colori che si accendono, è questo quello di cui ho bisogno, tra lacrime e lamenti, dejà vu e tormenti.