30 agosto 2010

Absenta

Un bel gioco dura poco se poi dura è ingessatura... asfalto, lamiere, la fortuna a volte è qualcosa di tangibile che ti rivela la tua inconsistenza.
Voci concitate, una lingua che non conosco, luoghi mai visti, poi la luce si spegne per sempre, di lì a poco in maniera assolutamente irreversibile, magra consolazione, ciò che lei ha visto resterà nei suoi ricordi, il mare lambisce silenzioso la barceloneta mentre luccica la balena.
Maledetti invasori, lasciate per sempre queste mura, il vostro destino è scritto, caramellati nel nulla.
Scricchiolano tutte le certezze, ad un canale che l'altro è andato, che si stampi con colori accesi e niente sfumature al nero, taccia per sempre l'orrido stridore della scansione. Fiducioso attendo risvolti positivi, magari ci ritrovo dentro qualche briciola perduta, una vite, un'immagine.
Calvario e pellegrinaggio, miraggio, sufraggio, oasi nel deserto, ultimo baluardo, anzi no che a Praga (o era Vienna?) uno ancor più antico.
Avrò di che vestirmi e correre con l'immaginazione, timide ginocchia sussurrano, è finita.
Smonta e rimonta, consiglia, cela e scalcia, odori, fetori e singoli malumori, non se ne viene a capo, cancella, scongela, riponi, rimuovi, accendi e attendi, spera, l'albahaca muore pestata e di morte naturale abbandonata al suo destino, celo tra le magliette sudate e consunte piccoli semi sparsi, non accetteranno mai il trasferimento.
Lui apre sempre lo stesso cassetto caccia fuori qualche moneta, che si tratti di un improbabile venditore o si prefiguri l'ennesimo accattone, non batte ciglio, vien voglia di fare lo stesso, alla fine contribuisco spontaneamente al rimpinguo.
Il militare raccoglie la spontanea dichiarazione apportando di tanto in tanto una rettifica, chiedendo specifiche, ha la faccia di uno che già sa, la faccia stanca di uno che non ha soluzioni.
Mirabili architetture si incrociano in volo, richiami, similitudini, tragici destini.
Niente arcobaleno questa volta, l'absenta rifonde in parte, riconcilia. Anche questa è andata, sì, ma dove sarà finito quel maledetto telo trasparente?

10 agosto 2010

La sottile aria di Newark...

Tratti, contratti, ricalca il già scritto, sprazzi, e tonfi, non incanta nè delude, ma è un passo indietro, è lui, irrinunciabile ma sotto tono, per contratto si direbbe... ma non sfonda, recita a soggetto ma sbaglia l'uscita e rovina il finale, in una parola non c'era bisogno, dopo la lirica, la profondità del ragazzo che fallisce e muore in guerra, davvero no, è la vita, le necessità, conforme alla richiesta e al conto in banca, a volte succede e si resta delusi, fa parte del business, affari si direbbe, ecco, sì, soltanto che vorrei esserne lasciato fuori, ho altro da fare, altro a cui pensare, il fatto è che quando leggo il suo nome stampato con il solito carattere, le copertine, il formato... non riesco a dire no, è la febbre, la frenesia, il volere conoscere, scoprire, essere investito dal suo mondo, tralascio, conservo solo ciò che non è male. Vorrei che lo sapesse.