31 ottobre 2011

Il resto dei giorni

E' strano che nessuno ancora ci abbia pensato, una tessera tipo abbonamento, magari a punti, che ti dia dei benefit, magari per entrare prima, magari in funzione dell'età... niente di tutto questo invece, il pronto soccorso è sempre peggio e ogni volta tocca passarci sempre più ore... il lievitato lievitava alitando aromi, l'informe massa giace sperduta nei meandri forneschi, abbandonata a se stessa, orfana di madre in pasta e senza futuro... resterà il dubbio, aver fatto bene, aver fatto male... la macchinetta dell'ufficio se ne fotte e il tè risulta dimezzato, insapore, incolore, imbevibile alla vita e senza odore, accanto a me Jessica prorompe silicone e tumefazioni, scarpe improponibili e minigonna fuori tempo massimo, cerca l'acqua tra le merendine, la indirizzo all'altra macchinetta, se ne va trionfante con in mano l'unica cosa naturale... "chi si ferma è perduto" motto fascista del cazzo, chi si ferma ha finito la benzina, ha perso l'entusiasmo, ha smarrito l'amore, ma non è mai perduto e riparte sempre. La barba incolta che gli cresce a tempo di record, un affronto per lui che la faceva tutti i giorni, devo impegnarmi di più, essere ancora più presente, più efficiente... affonda le sue fette biscottate nel latte scremato, accenna un sorriso e mi perdo nelle lacrime dei suoi occhi velati, le nocche come nodi di radici e le vene azzurre, la flebile voce che mi ripete: tu mi conosci? Tu mi conosci? Sì papà, io ti conosco, da quando viaggiavamo insieme e attraversavamo le regioni, i valichi e il tempo, quando ti addormentavi e mi lasciavi guidare, quando m'insegnavi l'umiltà e il sottoporsi ad angherie gratuite che alla fine ci donavano il frutto del sudato lavoro, da quando litigavamo parlando di politica, e prima ancora quando nei miei malesseri giovanili ti costringevo a sviscerare la tua vita per trovare il senso del presente e rifugiarmi a piangere sotto le coperte, è l'eterno magone, il senso di impotenza, l'inutilità che accompagnerà il resto dei tuoi e dei miei giorni.

14 ottobre 2011

Ci sono giorni

Il sole caldo al parabrezza e l'auto va, ripenso alla foto di Cinzia, vorrei averla scattata io, le mani ai riccioli vorrei come quando piccolo cercava la mia protezione, ma dividiamo un piccolo viaggio e da tempo non succedeva, avrei pensato ad amici e invece il prescelto sono io, niente caffè che non possiamo e il giallo accecante ci illumina, trascorrono le ore leggere, cibi strani e carrelli strapieni, questo sì, quello no, non esageriamo... esageriamo alla fine, ma era previsto. Il cristallo non regge e la batteria si dimentica la sua funzione, l'ebrezza dell'auto a due metri dal suolo e le curve da autodromo, il sole si spegne sulle strisce di neve che scendono dall'Etna, per i jeans vedremo un'altra volta che si è fatto tardi e si deve rientrare, scivola via il giorno stanco come noi e le piccole noie, era tanto tempo e vorrei scriverne e parlarne, e delle cose perdute e dei momenti andati e del mio silenzio, dei riccioli di Diego e dei suoi e delle mani di mio padre e lo sguardo severo di mia madre e dei calci al pallone e mio fratello con la divisa straripante e il fucile a piombini e il rimbalzo sul piede di mia sorella, e che non basterebbero le parole o i fogli e di questa musica struggente e della vita che scorre e del dolore e del mare negato per tutta l'estate e dell'inutilità, della luce diffusa sulle pagine di un libro e di una canzone nuova.

3 ottobre 2011

Dietro le case...

Lì si aggirano i lupi nella notte ubriachi, colmi di vino eppure vigili, attenti al dettaglio, al minimo segno, non ci meraviglia, non ci stupisce, semmai poveri di idee e nessuna intraprendenza, lasciano però che tutto scorra, a volte ignari inconsapevoli ma quasi sempre perfettamente consci, loro sono così è perfettamente inutile cercare di indurli all'azione sincronizzata, agiscono per istinto e non tornano mai nello stesso luogo.