23 aprile 2012

Essenza

Essenza, l'immagine che rimane scolpita nella mente, osservo, la dolcezza, le forme, l'assoluto abbandono, la pienezza, la pace, le bellezza, il silenzio, un tremore, le pieghe delle lenzuola, le ombre, le trame, profumi nell'aria, echi di giochi, le paure, il macco di fave e i gamberi al caramello salato, melancholia, il bacca rossa, capelli sul cuscino, le mani, il pollo ai porri in crosta, il senso profondo delle parole, la tenerezza, il calore, l'amore. Sentire, sapere, provare, tacere, emozionare, la veneziana che si sgonfia e si scioglie al palato, un bacio delicato, l'amore cantato, fuochi di charango, arpeggio e pizzicato, un sogno indimenticato, l'amore gridato, il corpo celato, il tempo stregato, la luna che brucia l'abbandono forzato.

20 aprile 2012

Il sopravvento

Lo sciopero dei controllori di volo colpisce anche in Portogallo, o sarà forse un guasto non dichiarato? Il bimbo coi riccioli trafoga patatine fritte, mescola portoghese brasiliano con un incerto italiano e balla la samba, tra qualche ora calpesterà di nuovo il suolo italico, ma bisognerà attendere per strapazzarlo... cosa raccontano i nonni ai bambini? Cosa raccontava il mio? Flebili ricordi mi regalano il silenzio... al momento si saprà. Succede qualcosa che non si può raccontare, non si può descrivere, nelle accezioni apparentemente esagerate si riversa tutta la semplicità, la verità, il calore, la passione, l'amore, oggi non è più come ieri, le incertezze mutano, i timori svaniscono, nuovi orizzonti, non c'è niente da capire, niente da spiegare, è la vita che prende il sopravvento, sempre.

19 aprile 2012

Quel desiderio

Sono stati d'animo, pensieri, ricordi, anni che passano, avvenimenti, cambiamenti, il senso del tempo, le ore, le attese, desideri, assurdità, controsensi, paradossi, è la vita che ci avvolge, il dolore, la lontananza, la mancanza, lo stupore, l'odore, il sapore, le frecciate, le lacrime, le carezze, la primavera che non viene, l'estate lontana, le incertezze, le amarezze, persone che non siederanno mai alla stessa tavola, commiati, saluti, rimproveri, rimbrotti, è l'incomprensione, la chiusura, relegarsi in personaggi e storie irreali, da non comprendere le risa, le gioie, la felicità, incontri, percorsi, cibi in comune e scambi, è non potere dire piccole bugie agli amici di sempre perchè in realtà non ce li hai, quelli dei banchi di scuola, quelli con cui hai condiviso ideali e lotte, e viaggi, e sorrisi e pianti, i primi amori, gli studi, i dolori, le pizze e i panini, le birre e le canne, quelli che sono cresciuti, diventati grandi, e imprenditori, avvocati, architetti, o sbandati, disadattati, disperati, quelli che non rivedrai mai più, andati via troppo presto, i figli, i nipoti, le fidanzate, le mogli, le amanti, i film, i libri, gli oggetti inutili, le crisi, gli amori veri, la tristezza, la malinconia, i rimorsi, i rimpianti, i momenti di allegria, l'euforia, l'entusiasmo, i colori, le tue quattro mura, il letto vuoto, i cibi sul divano, le lettere dimenticate, le pagine strappate, un calcio a un pallone, due foto, i tuoi vecchi, i tuoi morti, giornali macerati, volti dimenticati, un bambino intimidito perchè forse ha capito, un lavoro odiato, un treno che è andato, un conto sempre in rosso, un altro viaggio agognato, il disprezzo, l'odio, il cassetto dei sogni abusato, le mani, un viso, la voce, un abbraccio disperato, il desiderio di cose naturali, semplici, facili.

17 aprile 2012

Pollo alle prugne

La ricetta, dov'è? Il pollo alle prugne si consuma, e lui si lascia consumare, come le navi di Pierino che erano carte di giornale, e il violino frantumato come i sogni, perchè non gridare, urlare, correre e riprendersi ciò che doveva essere suo? Lacrime e lacrime e rabbia e morte, una vita sbagliata e non si può rimediare, il tempo malandrino, ed oggi, oggi, non ieri, forse domani, la migliore pietanza, da sempre, per sempre, il silenzio e la musica, e restare a guardarsi per ore, le mele renette si caramellano nell'impasto della colazione al mattino, fredda di frigo, stemperato il caffè, il mio gres e il calcestruzzo armato, il loft dei desideri fa a pugni con i quaranta metri quadrati, la canottiera nera, sembra di Diego, è così minuta, non vorrei lasciarti le mani, non vorrei lasciarti mai, forse al bar era la dance, non so, non ricordo quasi mai i visi, e la pizza di Adriano è talmente perfetta che finisce in un lampo, e adesso non pioverà niente dal cielo e la seconda parte, Claire ci aspetta, ma dovrà aspettare ancora, il prossimo Allen, le amministrative, le provocazioni da lasciare scivolare, Varcaturo, la madre, il tasto delete, l'impazienza, l'udienza, fragranza e sostanza, ballerini di avamposto, sbandieratori del buio, cronache croniche e la stanchezza, non si decolla e non si atterra, fa ancora freddo nelle mattine e tira vento, alle scarpette e al mio cronometro mancano ancora diversi chilometri.

13 aprile 2012

Napoli per noi...

Una Via Roma che cambia, un'altra città, c'è un sole caldo e i piani dell'edificio antico sono quattro solo sulla carta, specialmente se devi farli a piedi e lei fatica e tanto, il professore è molto gentile, ricorda nel suo accento partenopeo antichi saggi uomini estinti, conferma quel che sapevamo e da qui messere si domina la valle, non c'è verso di comunicare, strani campi magnetici inficiano le chiamate, restiamo in attesa... i ricordi scivolano sul tetrapak di forma piramidale e il prezioso latte fresco della centrale che bevevo a garganella, edenlandia, gli schizzi d'acqua nelle canoe e lo zoo, quel gol di Savoldi e la risposta di Prati, un clamoroso uno a tre in casa, come quello di oggi... quello però era il Milan, Renato che cade in un tombino e la corsa verso casa, i colori del golfo, il Vesuvio, oggi il sole è andato via, torna il freddo intenso e a casa mia il terremoto, per le strade la gente, sussulti e grida, urla al cuore, bisogna astenersi, contro voglia, i capelli bianchi scompariranno, a me piacciono, i miei cadono, niente corsa, eppure il pane profuma, anche qui,  ben lievitato con la madre, Chicco e Bea, gli zii, e i cannoli, torneremo, dobbiamo, intanto all'altro capo del telefono tutto tace, gli squilli si perdono nel nulla, insisto ma non c'è verso, attendo inondazioni, e ancora mare, spero non in burrasca e il caffè a un euro, termostato e ventilazione, ti aspetto come sempre, com'è giusto, un altro viaggio, quello che faremo.

9 aprile 2012

Biutiful

Ci sono cose che bisogna lasciare andare, un ricordo, un dolore, penso a mio nonno materno e rivedo le sue mani, i suoi baffi macchiati di nicotina, la mia piccola mano nella sua e il "pizzica-pizzica" che mi comprava... è il giorno che segna il mio cinquantatreesimo, non un giorno qualunque, non come tanti, è un giorno migliore, e riaffiorano i ricordi migliori, ma i ricordi di un bambino possono non coincidere con la realtà, Babel e i 21 grammi, amores y perros, affonda con vigore, penetra le coscienze, l'indifferenza non è ammissibile, una Barcelona che non abbiamo conosciuto, come tutte le periferie del mondo, i margini, i sotterranei, il non detto, il non visto, ma sono amori, sofferenze e dolori, sono sguardi felici o scazzi, il baccalà e le patate, un dolce comprato, il cappellino, la giacchetta di maglia e ci entriamo in due, sono gli occhi negli occhi, il vino bevuto, il cibo immaginato, e le lenticchie rosse, la torta pasqualina, la candela profumata sulla setteveli e l'odore di fumo, l'orologio che corre ad un tratto e le campane nella notte, è l'amore, il sapore, l'odore, sono momenti che restano, frasi, sguardi e racconti, sono mani, abbracci e sogni, e ci sono cose che bisogna lasciare andare, e sono incontri che non torneranno e alternanze, dissonanze, dissolvenze, e poi si ricomincia e cambiano gli attori, cambiano gli astanti e il ciclo si ripete, la mano di mio nonno e quella di mio padre, le mani di mio figlio e quelle di mio nipote, le mie mani che tengono salde le tue e non vorrebbero lasciarti andare, il gioco, il sogno, la rabbia e l'odio che non ti appartengono, il riposo insonne e i rumori della notte, la luce del mattino, e la stessa colazione in case diverse, lo strappo, il lampo, l'abbraccio e il pianto, la pelicula interrotta che continua a girare nella sfogliatrice nuova di zecca, e non voleva saperne, forse non voleva restare, ma un regalo voluto alla fine trova la forza di imporsi, di impasti futuri, di sfoglie perenni, dissidi, confronti, e l'anno alterno era questo, il compleanno alternato, l'invecchiamento dimezzato, quei due tre amici i parenti più prossimi, figlio e nipote brasiu e la profusione di lievitati, i fari nella notte, la voce al telefono, le lenzuola fredde e il pensiero costante, grazie.

4 aprile 2012

Jaipur

L'inverno ai piedi e la primavera negli occhi, il sole caldo, le emozioni salde nelle nostre mani unite e la cenere bagnata dalle mie lacrime dispersa nel Gange o forse nello Yamuna, la forte emozione per l'abbraccio tra i due uomini che non si vedono da quarant'anni e il mio abbraccio perpetuo nel tempo, l'odore, il groviglio dei sentimenti e i sogni ai quali non si riesce e non si vuole sottrarsi, lo schermo e le immagini che scavano in  profondità nei sentimenti, la pelle, la sua pelle tra le righe nere stracciate e l'aroma che riempie l'auto e si mescola, la corona senza sale e lime che non c'è tempo, le dita afferrano e non vogliono lasciare andare, di intrecci di gambe e trame leggere, ai braccioli d'impaccio e i sussurri nel buio, legami, catene, ci si sazia d'incanto, rapiti, è l'India sconosciuta, "la luce, i colori, i sorrisi, c'è così tanto da vedere...", è come sempre non volere tornare, è lanciare un pensiero e amori che non si possono evitare, niente scuse, il vortice delle passioni dimenticate, è fondersi e confondersi, emozione profonda, "andrà tutto bene alla fine, e se non andasse tutto bene, vuol dire che non è ancora la fine"...