30 agosto 2012

E' pur sempre un viaggio

Sprazzi, tra breve l'odore della grafite, l'inchiostro fresco dei quaderni, le immagini sbiadite e la paura nascosta tra i banchi, lo specchio è sempre lì all'ingresso, rimanda la mia immagine, i capelli sempre più radi, lo spazio ingombro di suppellettili, inspiegabile, la pala al soffitto lenta e inesorabile stralcia il tempo, gli occhi si chiudono e le mani si cercano, poi arriva il tempo del distacco necessario e i pensieri si aggrovigliano, letti disfatti la camicia da stirare, la lama scivola e il ticchettio riprende, ci sono cose che non si possono spiegare e altrettante che non si possono capire, non c'è niente che un bambino non comprenda a parte la stupidità degli adulti. Spesso rinunce, anche sacrifici, necessarie, inevitabili, anche a cuor leggero, o controvoglia, ovvio, ovvio, il caffè amaro su questa indicibile crema e le patatine che non si decompongono mai, brividi alla schiena, il leone e l'ippopotama... ci sono piante erbacee presenti tutto l'anno che regalano grumoli commestibili, ma che spesso risultano indigesti, nel mio caso è un fastidio costante da bacheca occlusa, mi resta sullo stomaco... genera scompensi e insulse rappresaglie, la psiche umana questa sconosciuta...
il calore si attenua e i dolori aumentano, è tempo di correre ai ripari, o di correre e basta, magari ancora nuotare, perseverare, le casalinghe a Tokio sono molto diverse, sezionano cadaveri e non amano l'amore... si torna alla prostata, incontinenze urinarie, pannolini e pannoloni, non si cava un ragno dal buco nè tanto meno la blattella ostinata, di presidi in presidi inquiniamo la terra, c'è ancora odore di pane, c'è sempre un nuovo che avanza e un vecchio da non dimenticare, il conto piange nel suo rosso orgoglioso, sarà per l'anno a venire, speriamo.

17 agosto 2012

In questo posto davanti al mare

Il corpo abbandonato, il grande sorriso nei denti guasti e il ritmare delle braccia, con il grande salvagente e i piedi nella sabbia, e io perdo il mio tempo nelle cose futili... dibatto di amenità mentre intorno scivola il grasso dalle smagliature e il sudore fonde le pance, i bambini gridano, le mamme sbottano, i padri leggono, non cambia mai niente, osservo e non imparo, mi arrovento d'amore che non so spiegare, se bastasse questo sole a fondere e unire, non ci so fare, mai, mi perdo nelle mie visioni e tramuto il tempo, conio verbi nuovi e ritmi del passato, mi tuffo, adesso enormi palloni gonfiati disturbano l'orizzonte, i bambini mostrano il braccialetto e la mezzora conquistata, sono un povero idiota, questa terra sarà sempre la mia terra, senza scampo o facili illusioni, mastico amaro, mi arrovello, il colore della pelle è allarmante, mi tuffo nei suoi occhi che sanno di rimprovero, di delusione, ho perso le parole, quelle belle, delicate, forbite, al loro posto sboccamenti e trivialità insulse, lei mi guarda senza capire, non mi capisco neanch'io, trangugio il super che normale mi sembrava scontato, non sa di molto, resto legato ai ricordi del passato, dammi la mano, voglio tenerla, non voglio lasciarti andare, mai più, non c'è posto per noi tra tanta gente, guarda come si accapigliano, si spingono, poi mangiano senza gusto, per abitudine, per rinnovare il rito... non resta che abbozzare anche se il gelato in verità fa schifo, ma quando ci guardiamo negli occhi si ferma il tempo, non c'è più nessuno intorno e il mondo prende a girare per noi.