13 ottobre 2014

Il fruscìo

Io me lo ricordo bene il fruscìo, quando tutti stavano a guardare trepidanti e magari con la bocca aperta, seguendo la traiettoria che si spegneva in fondo alla rete, e il fruscìo, quel bel fruscìo, netto, setoso, che seguiva magari l'incornata e il suo tipico rumore secco, e poi la palla che rotolava e i calciatori che esultavano e quelli che si sarebbero messi a piangere, e gli spalti, che una volta non erano così alti, e la gente che urlava e ripeteva gol e magari si abbracciava e rideva e piangeva, io me lo ricordo bene quel bel fruscìo, non l'ho mai dimenticato, e quando giocavo non lo volevo sentire perchè allora mi avevano fatto gol, ma nella strada, sull'asfalto o quando andava meglio nei campetti improvvisati non c'era la rete e al massimo il fruscìo era solo quello del pallone che schizzava sulle cartelle a mo' di palo... il fruscìo, cosa darei per ascoltare quel bel fruscìo, cosa avrei dato, e quella bottiglia che mio padre conservò per la nazionale, chissà che fine ha fatto, persa nei sogni di un ragazzino che aveva la stoffa e l'asma, e a quei tempi non era pensabile accollarsi questa responsabilità, a quei tempi, la mia mano stringeva quella dello zio che mio padre non ne voleva sapere anche se col suo piede sghembo faceva a tirarmi i rigori tra gli alberi della Favorita, poi lo zio non ebbe più il tempo e allora divenni grande e andavo solo ma guardavo poco la partita che invece molto più bello e interessante mi pareva ascoltare i dialoghi e a volte le zuffe tra i tifosi, che tutti erano allenatori e tutti avrebbero vinto le partite... continuavo a pestarmi le dita e sbucciarmi le ginocchia che la mamma chissà quante tute rammendava, sudavo e tiravo ma poi allo stadio andavo e mi addormentavo che alla fine dovevo chiedere il risultato e allora mi prendevano per portoghese che magari fossi stato a Lisbona a conoscere il grande Eusebio, che mi vengono i lucciconi ma come lo posso spiegare ai ragazzi d'oggi e magari un giorno al mio nipotino che a quattro anni sembra avere il guizzo ma vuole già un telefono, il fruscìo, che bel suono il fruscìo, e quanto si alzava in aria Tanino e poi lo vedevi per strada con la sua porsche novecentoundici bianca e sentivi il fruscìo come quando i suoi palloni finivano in rete, e non l'ho più sentito il fruscìo che il calcio a cinque non c'entrava nulla, e continuo a pensarci e proprio oggi ho rivisto una foto del settantadue e ho rivisto Tanino e Sandro e il mitico Spartaco e mentre guardavo sentivo il fruscìo e forse una lacrima, che gli anni scorrono e si diventa vecchi e fragili e molto più sensibili, e addio menischi e addio crociati, ma resto lì con i miei guantoni a difendere la mia porta e nel cuore il ricordo dell'erba tagliata, il gesso e quel bel fruscìo...