31 dicembre 2014

Sogni

Bernardo mi tiene la mano, camminiamo spediti, è più allegro e simpatico del solito, è contento di essere con me e io con lui, abbiamo finito le commissioni per le quali ci troviamo a Roma, siamo già in aeroporto in attesa del nostro volo, osserviamo le vetrine, i negozi che si susseguono in quella bolgia che è Fiumicino... ad un tratto lo vedo, sta lì seduto, sereno, tranquillo come se aspettasse anche lui il suo volo, mi sento mancare, osservo meglio, ha l'aria di un barbone, buste di plastica, acconciato in maniera trasandata, ma pulito, barba fatta come sempre, mi avvicino barcollando e lo chiamo: Papà! L'emozione mi coglie fortissima e le lacrime scendono, si alza, mi viene incontro, mi abbraccia, Bernardo lo guarda sorpreso, le prime parole mi escono veloci, Papà torna a casa! Lui glissa, quasi disturbato, sembrerebbe una scelta, io vorrei insistere, mi tremano le gambe e la voce, lui sostiene il mio abbraccio e mi parla di quel che fa, prende Bernardo in braccio, caccio fuori l'iPhone per immortalare il momento, sperando che non si accorga, mi dice dei capelli, che questa tintura rossa stenta a venir fuori... si avvicina ad un ingresso, gli chiedo dove dorma, sui cartoni a Borgo nuovo risponde... mi ritrovo il cellulare in mano, piangente, cerco di chiamare mia sorella, risponde un'amica affranta, chiedo cosa succede, e lei, è per via della Francia... la Francine... non capisco, cosa succede, chiedo, dice che non risponde nè a messaggi nè a telefonate, che l'ha presa così... la protagonista di quella serie televisiva francese, cosa? chi? Cade la linea, provo a chiamare ancora, risponde mio fratello, non ti risponderà, non se la sente, comincio a urlare, perdo la pazienza, lo mando a quel paese, gli dico che ho visto Papà... chiudo il telefono e vedo Bernardo da solo, ma il nonno? E' andato via... e siamo fuori, a cercarlo, e d'incanto in casa di parenti, lui in jeans infilati in un paio di improponibili stivaletti colore oro... Papà vorrei venissi via con me, la sua giacca, pettinato, ma allora frequenta questi nostri parenti, qui, a Roma? E' già fuori e noi arranchiamo per stargli dietro, mi sussurra che per certe cose al computer si fa aiutare da mia cugina... cambia la scena, lo perdo e lo ritrovo, forse siamo a Ostia, forse all'idroscalo... d'incanto rivedo la Roma Felliniana, adesso lo vedo, corre, scivola, resta lì, siamo lontani, qualcuno gli porta via qualcosa, almeno così sembra, ma non ho tempo, non ho più tempo, il mio volo deve partire, mi giro ancora una volta, sarà ancora lì? Sarà fuggito via?, Bernardo non dice una parola, si lascia trasportare, reclama soltanto perchè comincia ad avere fame... siamo persi nel traffico caotico, vedo il Colosseo... siamo stanchi, molto stanchi e quella collega mai vista si offre di aiutarci, nella sua stanza c'è un letto, ci poggiamo per un po', Bernardo mangia un gelato a forma di banana e no che io non ne voglio... ci ridestiamo con l'angoscia del volo, lasciamo il letto disfatto, ci scusiamo e andiamo via, le altre colleghe ridacchiano... Poi il caffè del mattino, l'insolito paesaggio con la neve, un freddo pungente, il ricordo vivo di mio Padre e uno sguardo alle immagini sull'iPhone, ma no, lui non c'è, nella concitazione del momento, io che in queste cose non sono una cima avrò sbagliato ad usarlo...

24 dicembre 2014

Buon natale

E' un pensiero costante, la mattina presto, intorno alle sette, alzo lo sguardo mentre sfilo il Pellegrino, annuso l'aria e lo immagino lì, nella nuda e muta terra, sempre la stessa immagine e la stessa considerazione, non dovrebbe star lì... sempre quell'immagine, la sua e quella di Aldo Moro, che poco c'entra, con le mie idee, con quelle sue... similitudini, giochi e scherzi della fotografia, l'aria umida, lo immagino dormiente, pensante, e magari vorrebbe stare seduto, o forse davanti alla tv, chiedermi ancora una volta se quello che gioca è il Palermo, e quanto stanno... o magari vorrebbe ancora ridere insieme, le comiche, i cartoni del sabato, Gustavo... mi prende così, oggi, che del natale francamente me ne infischio, ma mi piaceva la luce negli occhi di mio padre, e i regali dei bambini che eravamo, poi le immagini scorrono e lascio il promontorio, la pianura si allarga e la gente corre, i prati son bagnati, i cappellini in testa, dovrei essere lì... qualche scappato di casa incita alle imprecazioni, ma dai, che schifo di città e di gente... gli ambulanti e il suolo pubblico, e quel cazzo di posteggio che non si trova mai, no, le ferie no, niente per nessuno, mi guardo in giro, sono solo, perbacco il collega di stanza è rientrato proprio oggi, e fuma, nella stanza, la mia influenza curata al lavoro ringrazia, caffè, due chiacchiere, il lavoro sporco che qualcuno deve fare, oggi quel qualcuno sono io... poco importa, un pensiero a quello che potrebbe essere ma non sarà mai... il default sarà solo uno spauracchio? Bernardo ha scritto a babbo natale... eccoci soggiogati al vile mercato, poco male, i suoi occhi brilleranno come brillavano i miei, felice di essere ateo e di augurare a tutti di poter gozzovigliare ancora per quest'anno che il prossimo si vedrà... le luminarie e il concerto e quanti sprechi, abbraccio virtualmente quanti hanno perso il lavoro e quanti lo cercano ancora. Buon natale...