21 settembre 2014

Settecentotrenta

Mi perdo tra i viali sotto un cielo coperto carico di umidità, salgo e ridiscendo gradini guardandomi intorno, mi sembra tutto diverso, cambiato, ricordo un numero ma non trovo riscontri, infine lo vedo. Le pietre formano quasi un'ovale e cingono il bordo inferiore del vaso col nome, fiori freschissimi di giornata, certo, contiamo i giorni, li conteremo per sempre è inevitabile, timidi raggi si posano sulle lacrime che scendono lente, seduto sui gradini mi perdo nei pensieri, onnipresenti immagini dolorose di quell'ultimo istante, l'incredulità e la sofferenza, le assonanze, immagini che si sovrappongono e cominciano a minare la mia apparente tranquillità, inquietudine e timori, cerco di scacciare i pensieri come insetti molesti, prendo a camminare e leggere intorno, date, anni, foto, voci lontane e chiacchiericci sommessi mi molestano, non li sopporto, guadagno l'uscita spossato, affranto, con un peso sul petto che non mi lascia respirare, sgomento come se avessi appena ricevuto una notizia terribile, torno a casa e mi lascio cadere sul divano, la notizia è dell'aprile del duemilacinque, ferale e indigesta, di quelle che lasciano il segno e ti accompagnano per tutta la vita, tentativi inutili e epiloghi già scritti, asciugo le lacrime e provo a respirare, passeranno i giorni ma questo dolore non mi lascerà.