29 settembre 2009

Scavare...

Freme la pelle, si agita il cuore, sussulti, sussurri, grida, tensioni, ansia, gioco perverso, di ritorno, di rimando, sfumature, ciò che si nasconde agli occhi e trema e trama nel silenzio, buio, notte, interno, contorsioni, acrobazie, fagocita l'ultimo elemento e scompare nel nulla, parodia, aforismi, per interposta persona, similitudini, parossismo, ecco, metafora, sì. "L'amore è il desiderio fattosi saggio".
Nessun obbligo, nessuna prescrizione nè tampoco ci si affanni a cercare di capire, a tratti è solo un gioco, intimistico pensare tradotto in lettere, diario personale, contenitore di parole, pensieri, desideri, qualcuno lascia un segno, altri fuggono via disgustati, nessun bugiardino con controindicazioni o effetti collaterali...
Un dolore si può sentire, accusarlo e non manifestarlo, ci si può girare intorno, prenderlo alla larga, sfiorarlo, non parlarne o accennarne soltanto, ad ogni modo un dolore, quale esso sia, è sempre un fatto personale.
Altra cosa il manifestare, tradurre, interpretare, che sia a colori o in bianco e nero, di lucida fotografia o materia, riempirsi la bocca di parole o adire vie legali, i sentimenti appartengono a tutti, io manifesto in questo l'odio, secerno il mio disprezzo, ma persino ai miei ormai radi capelli di conoscere l'amore è dato, che belle frasi fatte, luoghi comuni della perdizione, ci si guardi attorno e poi senza nessun falso pudore si abbia la compiacenza di tacere.
Chi per caso o indotto da altri abbia a soffermarsi, osservi senza giudicare, senza indagare, non è il caso e comunque nulla capirà di quel che ostinatamente cerca o vuol trovare, si perderà tra le parole, penserà l'impensabile, traviserà, ne ricaverà soltanto dati errati.


28 settembre 2009

Di un leggero fastidio

Lo spettatore muto sul cavallo alato, che sia sommaria la sua giustizia non si avvede, dipana, accusa e ricusa, non sente, legge senza sapere leggere, spocchioso, saccente, distrugge, critica, giudica e trae conclusioni, sentenzia e in un crescendo senza precedenti consiglia, apperò!
Di spazi mal celati ecco l'accusa, si potrebbe scegliere invero, ma io non voglio, gli è dato di osservare senza per questo pontificare, di quel ch'io pensi, favelli, non è cosa tanto strana, di quel che ci vuol leggere sia, rimesto ai miei cassetti, farfuglio, celo, dico solo quel che voglio, penso sempre quel che penso, maledizioni, dolori, frizzi e lazzi, in contagocce, a tratti, spizzichi e morsi, bilancia in grammi, non lo conosco e mai vorrò, le mie mani scrutano più del suo sentire, irriverente e irrispettoso, si taccia adesso.

12 settembre 2009

Folla...

L'acqua gorgoglia e bolle, il titanio abbrustolisce mandorle e pistacchi, la tavola scarna riluce inaspettatamente di bellezza e il basilico si pesta con la menta, timidi pomodorini lasciano da parte la buccia acida e dura, suadenti fettucce inneggiano alla libertà, c'è più gusto se si cucina in due, c'è più gusto se in tavola ci sono due piatti.

7 settembre 2009

Il latte nel "bummolo"...

Quel viaggio a ritroso, Palermo, Napoli e poi ancora Palermo, tre anni, per riprendersi l'amore, poi il 1934, Bengasi, Libia, tagliatore e sarto per l'Unione Militare... il negozio in corso Italia brillava nelle sue cravatte e camicie, i fazzoletti, quelle pochette da taschino... il maglificio fiorentino, Maganza, il cocchiere, le passeggiate al bosco del littorio, Fatma portava le uova, Farace era il fattorino, poi le signorine padovane e la gabbia dei pappagalli, e la barcaccia dal trenino allo stabilimento, la spiaggia alla giuliana, lei ricorda ancora delle gelosie e nonna che va a cercarlo e lo vede al bar tirare tardi... l'ira del ridicolo... comare Fuda da Comiso. 1940 la fuga precipitosa, nonna, mamma, zia, Messina e la nave per Napoli, e prima un'altra nave con minor fortuna e tutti quei bambini morti... sei mesi dopo l'occasione insperata sull'aereo militare, la bottiglietta di veleno pronta ad ogni evenienza... 1942 sfollati, il treno da Palermo in quello che sembra un viaggio interminabile e sono pochi chilometri, Carini contrada ai cappuccini, la chiesa sulla collina, il prof. Collurafici maestro elementare, produttore di olio e vino, e nel 43 un'altra zia, e fratelli di Vincenzo, Giovanni e Carmela, Peppino e Lina, e quello zio prete al Gonzaga... il pastore mungeva le vacche e poi trasportava il latte nel "bummolo", la campagna e i cipollotti mangiati crudi, di fronte il cielo luminava al rosso e si riempiva di bombe, mia madre gridava a suo padre tutta la sua paura, i partigiani, i tedeschi, gli americani, nel fiume che scorreva lento si bagnavano i piedini, la lana comprata dai pecorai che tosavano le pecore, la nonna con le zie lavava nel fiume, i tedeschi scappavano sulla montagna, quella montagna che tra i sentieri giungeva a Trapani, tre case sulla collina, le rane nel fiume in mezzo ai proiettili, la macchina fotografica del nonno venduta per comprare del cibo, la stessa sorte del grammofono a tromba di rame, nelle orecchie le sirene, negli occhi i raid, e il dopoguerra, il mercato nero, la pasta leguminosa tendente al beige, la lana cardata e filata col fuso, le calze con la riga nera comprate dalle navi americane, il pane duro chiesto alla vicina per improbabili polpette senza nessuna carne... intrallazisti e i viaggi a Milano, la fame, rossetti, stoffe, smalti, scarpe... pochi ricordi, la sua grande mano e il pizzica-pizzica, il parmigiano dei miei ricordi di bambino, la grande tenda strappata e le lacrime dei miei zii, disperazione e urla, anche lui massone, col cappello e il cappotto, il tempo se ne è andato, il tempo è volato, quante storie perdute, quanta vita trascorsa, dolori, gioie, ricordi, il gelato da Cofea, la frutta da Giovenco, e tutto tracima, si confonde, corsi, ricorsi, la storia, il tempo e quelli che non ci sono più e sono tanti, di quelli che verranno e mai sapranno, di cieli rossi e crepitar di bombe, di arcobaleni e lacrime, dei giochi di prestigio sulla tavola imbandita, ultimi bagliori di una famiglia unita.

4 settembre 2009

Urla di maiolini...

Mojito, Quater, cerco disperatamente di non pensare, non ce la faccio, io non so starle lontano, cinquant'anni suonati e rincoglionimento pesante, l'amore fa crescere i capelli dice lui, sarà... intanto cerco soluzioni, m'arrabatto, m'inchino, quasi mi prostro, non cambia la direzione del vento, a tratti soffia il maestrale, vieppiù scirocco, grondo copioso di lacrime e sudore, ciao bella che t'agiti nel sonno, quale alieno stanotte? Dolci sorrisi e calde lacrime, tutto si fonde insieme come fosse sottiletta, bleah che schifo, la sottiletta, essere immondo, colui che gode al ricordo son certo e tutto il mio odio, essere immondo che posi le tue mani sul sublime, di parole crude non son bastate, del denigrar di genere e decantar le doti che in realtà sono soltanto beffa e menzogna, eppur caduta sia, che pena, e m'arrovello e pesto e la lama conficcata nell'addome, io stesso la rigiro e il sangue non è sangue, caccio, urla, sputo, sentenze, aborro, odio, cazzo, cazzo, del tempo, concentrati, del tempo, odio e lamento, basta, lascia andare, volare, per non fallire del patimento, orgoglio e nessun sentimento... dimentico e dimenticato, gaudio e sollazzo, mi perdo nei tuoi occhi, non voglio lasciarti, tremo, mi dispero, mi dibatto, sono un uomo solo e perduto, il silenzio della notte, il vuoto, le lenzuola immacolate, le tue mani, stringo le tue mani, orrido come ha potuto? dei pensieri atroci, e quell'altro allora? neanche con un fiore, lo sentivo da bambino, non ci sarebbe neanche bisogno nella natura delle cose, ma la natura dell'uomo altresì è perversa, amore e odio vanno a braccetto e non dovrebbero, che pena anima mia, disillusa, disincanto, e ancor tremori, funesto il di, molesto, non ti avvicinare, lei parla solo con me, son io l'interlocutore, io la controparte, lasciatela ora, lasciatela per sempre, non fatele del male, che già tanto, lei vuole solo me, io voglio solo lei, e il viaggio, e i viaggi, e mai più tornare, maledetti numeri, maledetti anfratti, maiolini, pomodori, patate, andate a farvi fottere, lasciatemi gridare, di rotte, di botte, di lotte e convulsioni, di abbracci e carezze, di stracci e certezze, di dolori, al cuore, di aria condizionata e ventilata, di notti insonni e pasti mal mangiati, di fughe organizzate e rivoluzioni rimandate, di menta e mentitori, ghiaccio e utilizzatori... che vita, evita, evìta, le dita, scondita, gratto il mio parmigiano, o la ricotta salata, melanzane, pomodoro, urla di maiolini, mi avete rotto i coglioni.