4 settembre 2020

Virus e giorno da cani...

Cronaca di “Un pomeriggio di un giorno da cani”... abbiamo riscritto la sceneggiatura... caldo torrido delle 14:30 l’auto rovente si lascia alle spalle il grigio edificio nel quale le scrivanie traboccano di pratiche che non vedranno presto il loro epilogo... ma il lavoro ti segue ovunque, i messaggi impazzano e i telefoni bruciano, email, whatsapp, e interlocuzioni, ti sbracci masticando amaro ma è la tua indole e loro lo sanno... poi l’ennesimo squillo, la voce impastata, biascicata, rispondi la mail l’ho inviata, la grana è risolta... no, il sierologico positivo, cosa? Il ragazzo ha passato mesi chiuso in cucina, nessun rapporto con clienti o esterni, il ragazzo è coscienzioso, il paese sardo non conta nessun positivo, niente allarmi, ma allo sbarco non ci sono controlli e il ragazzo va nel panico, perché lui vorrebbe essere indirizzato, controllato... e allora il padre cerca una soluzione, contatta numeri fantasma, chiede autorevoli pareri e alla fine riesce nell’intento e si procede al sierologico... ed improvvisamente cambiano gli scenari e si fa scuro il cielo, positivo recita il responso atteso, e il panico si diffonde, ma io sono stato tutto il giorno con lui alle prese col protocollo recita il funzionario, ma la macchinetta del caffè accanto alla sua scrivania declama la collega prestata al servizio, la mascherina spesso calata... la macchina della sanità si mette in moto, ma la collega ansiosa e ipocondriaca è già svenuta all’altro capo del telefono... che si fa, come lo diciamo, i tamponi, chiudiamo, non andiamo, aspettiamo, partiamo, restiamo, il panico, l’angoscia, tutte le certezze maturate svanite nel nulla, isolamento, chiudiamo l’ufficio, sanifichiamo, ma prima tamponiamo, non vediamo più nessuno, ma come lo dico a mia moglie? E solo qualche giorno prima il lutto ha già colpito e di oggi la notizia della clinica Noto chiusa, e un caso a Villa Sofia e uno al Cervello, tutti addetti ai lavori... perché non è vero che “non ce n’è coviddi” c’è, è subdolo, agisce silenzioso, colpisce tutti, non guarda in faccia nessuno, mascherine, distanza sociale e lavarsi spesso le mani... le telefonate si susseguono frenetiche ma non ci resta che attendere, passano le ore, ma il collega della stanza accanto non è reperibile... poi la notizia liberatoria, il sudore sulla fronte di colpo si asciuga portandosi via tutti i pensieri nefasti, "negativi"! Tutta la famiglia, il ragazzo che ha buttato sangue e sudore nella cucina del ristorante sardo lontano dai suoi può tirare più di un sospiro di sollievo, suo padre può rasserenarsi, i suoi colleghi riprendono la vita che si era interrotta in questo pomeriggio di un giorno da cani, riprende fiato anche la collega ipocondriaca e già prepara proclami e invettive al sistema, e il metro e l’alcool, la mascherina e la visiera, per lo scafandro si sta attrezzando, riprendo fiato anch’io, e colore, e il desiderio di vedere la mia famiglia si fa più forte, il mio nipotino che proprio oggi mi ha inviato i suoi video e un messaggio d’amore, il pomeriggio lascia ormai posto alla sera, i pensieri riprendono il volo, lunedì sarò di nuovo in prima fila, tra carte e mascherine, a cercare insieme ai miei colleghi l’ennesima idea, la genialata, l’impulso vincente per mandare avanti la baracca e provare come sempre a rendere un servizio migliore ed efficiente per la salute dei nostri concittadini, dei nostri corregionali, in barba al covid19 e a tutti questi virus bastardi.