31 gennaio 2013

E' tornato il sole

Quella piccola ragnatela in basso a destra potrebbe deflagrare... che zelo, che onestà, certo sapere che a volte chiude gli occhi mi indispettisce, ma forse soltanto perchè stavolta non lo fa con me... bruciano trecento euro che occorrerà spendere, tutto qui, in questo momento di crisi... la crisi al mio portafoglio va avanti già da diversi anni, tutti quelli che non hanno conosciuto viaggi... ma è giusto così, non posso esimermi e poi sedici mesi sono più che sufficienti per sottrarsi alle regole, se non esistessero gli svedesi non mi troverei in questa situazione... e poi bolli, tasse, fantomatici abbonamenti a visioni non richieste, cambiare la denominazione no? Tassa sul possesso, d'accordo, ma cancelliamo gli acronimi... intanto fioccano proposte e regali, regali si fa per dire che poi tocca sempre agli stessi pagare... per fortuna certe pause ristorano, gratificano ed emozionano, perchè ancora ne siamo, per fortuna, capaci, ricchi piatti, le foto, le risa, candelabri in fumo e piercing edilizi, ansie e paure e voli pindarici... le mani che si fondono e gli occhi che si ritrovano, e poi è tornato il sole.

9 gennaio 2013

Sindrome influenzale...

La piccola mousse al bicchiere con le nocciole pralinate, il cremoso al cioccolato e il pan di spagna eletto, io vedo la luce gialla, è la febbre che inesorabile sfiora i trentanove gradi, i piccoli bambini del girotondo di carta della mia infanzia volteggiano ancora sull'armadio, non è quello dei miei genitori, non è il loro letto dal quale il mio sguardo si perdeva in un infinito corridoio inondato di luce gialla... e poi le stringhe che mi legano si sfibrano, ma sono molteplici, e il cortile della scuola elementare e i ragazzi e le grida, le allucinazioni, le visioni, ci gioco su un po' e quasi intimorisco lei che mi assiste tenera e premurosa, dopo anni di cure solitarie, una notte accanto conforta, e il mattino lascia storditi e increduli, piccoli sommovimenti e quello strano dolore allo sterno, il medico insiste perchè faccia un elettrocardiogramma in presenza del dolore, difficile direi, considerando le attese del pronto soccorso e gli improbabili appuntamenti, anche a pagamento, da qualsiasi cardiologo di turno, non me ne curo in verità, conosco bene quel dolore, sono anni che ci convivo, ma se si ripresentasse terrò in considerazione il consiglio... capita che la malattia sopraggiunga in uno dei momenti più intensivi di ogni mio anno lavorativo, una consegna urgente e irrinunciabile mi costringe a saltare giù dal letto e protrarre la normale giornata di lavoro saltando anche il pasto, succede, mi rinfranco nei suoi occhi, anche se velati da un'improvvisa prova del contagio,  e per pochi minuti rubati al suo pomeriggio di lavoro, la frangetta birichina e il suo dolce sapore, il caffè in offerta per mia madre, i libri regalati a mio figlio, il discolo con i riccioli arruffati sveglio da pochissimo che rilascia un lieve sorriso al mio solletico ai suoi piedi... e quella chiave da allungare, il balsamo preso per shampoo e il gel per la barba, dopo una giornata non se ne parla ancora di cenare ma lo stomaco non reclama, l'aglianico del vulture macchia il vetro del bicchiere e gli spaghetti alla fine saltano nel sugo di pomodoro e spariscono sotto una coltre di grana grattugiato, riprendo a leggere speditamente e il secondo dell'anno sta per terminare, sarò più attento, più preciso e puntuale, un ultimo pensiero avvolge la lampadina e sfuma e spegne, e che non mi svegli tanto presto e che possa riposare e che domani si stia insieme.

3 gennaio 2013

Del fuoco che arde

E sono musiche a sfiorare il cuore e luoghi nella memoria, e il volto di mio padre, e le tue lacrime da asciugare, e le strade che percorreremo e le nostre mani unite, e i tuoi sguardi sgomenti e le mie domande stupide, e la solitudine delle notti e le colazioni insieme, e ancora musiche e viaggi, e cieli e mare, e pioggia e vento, e le mie lacrime da consolare, i tuoi capelli da asciugare, e vino e cibo, e saltimbanchi, e voli e slanci, bambini in festa, e sabbia e terra, e sole e neve, e le tue lacrime da capire e i miei capelli da disegnare, e frasi e canti, e le pagine dei libri, e le immagini al grande schermo e le parole, e le risate improvvise della notte e il rimmel sciolto dalle lacrime, e la paura di cadere e il bisogno di tornare, lo sguardo assente di mia madre e le grida allegre dei bambini, il buio di una stanza e il solito rifugio, l'immaginazione e il crollo della diga, le urla del deserto e la rosa di Atacama, l'alcol nelle vene e il vecchio palafreniere, le patate lesse e il mitico fagiolino, com'è vero che non voglio restare da solo a contemplare, che non voglio avere niente ed è già più di tanto, che i giorni se ne vanno via e la strada è ancora lunga, dei desideri umili e della cattiveria umana, delle incomprensioni e del vivere bendati, della libertà di agire che spezza le catene e ricomincia a sperare, di larghe vedute e orizzonti lontani, del fuoco che arde e della bottiglia finita.