3 novembre 2008

Di brezze marine e di altre sensazioni

Scivola veloce sulla superficie la spatola intrisa nello stucco sintetico, il legno diventa bianco, qualche millimetro copre le asperità, le venature, le crepe. Aspetto che asciughi, mi accingo a frullare con il batti vernice, trasformato in "lame rotanti", interi quotidiani rimasti a macerare per settimane, è tutto pronto, devo mescolare il gesso, l'olio di lino crudo, la segatura setacciata, il vinavil e l'impasto sarà pronto, nel frattempo anche il pannello è pronto, ho selezionato immagini, schizzato elementi, sono pronti anche i piccoli oggetti in metallo e i pezzi di legno, potrei a questo punto indifferentemente propendere per una scultura o un quadro, ma tutto tace, mi alzo, mi guardo intorno, mi risiedo, guardo fuori della finestra e il sole prima alto in cielo comincia la sua discesa veloce, provo a riordinare le idee, eppure stamattina tutto era più chiaro, e adesso... sento le certezze svanire, vedo i colori sbiadire, le mani posarsi sul nulla. Nei barattoli i pennelli mossi a raggiera sembra si apprestino a urlare, i tubetti strizzati depositano macchie oleose e silenziose, la trementina aspetta soltanto di diffondersi nell'aria, oli di papavero, essiccanti e vernici damar recitano in silenzio la litania, le voci, sono tornate. Non è un caso, è il solito rituale, lotto con me stesso fino ad intravedere soluzioni, le mani riescono ad andare libere, sicure, le parole riprendono la forma originale, si ricompone il puzzle, ma i pensieri scivolano, i giorni mancati, le risposte mai arrivate, neanche più la scusa delle sigarette, mi siedo al computer e digito lentamente, ricomincio a sbirciare tra le innumerevoli foto, un indizio, una certezza, i soliti sintomi, astenia, apatia, pagina cinquecento, sono solo a metà, Cormac a tratti procede sicuro e poi si arresta, mi disorienta, ci penso un pò, se facessi come il maestro? Chiudo gli occhi, carte, ritagli, spruzzi di colore, quella figura, il calice, il vino versato, vigne e sole, un amplesso.
Mi mancano le forze, è temporaneo, climatico, ripetitivo e transitorio, forse...
Sento un malessere fisico, lo percepisco netto, viscerale, vorrei essere su una spiaggia, vorrei sentire l'odore del mare, vorrei raccogliere quei rami sbiancati dalla salsedine e dal tempo, vorrei varcare i confini, camminare per chilometri, lasciare la mente vagare e lo sguardo perdersi, non posso più restare qui, non ce la faccio, forse questa terra non è la mia terra, ma mi tiene legato, avvinghiato, odio e amore si intersecano e la risposta è sempre sbagliata, ho bisogno di andare, devo andare, lo spettacolo certamente sta per essere rappresentato in un altro luogo, e stavolta io davvero non vorrei perderlo, non credo ci saranno repliche. Non per me

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