22 ottobre 2008

Di slanci sopiti e nuove sculture

Odore di pioggia, piuttosto di strade bagnate, terra umida, l'odore della gomma per cancellare e della grafite, quell'odore stantio di refettorio e lei, Nunzia, tipico nome del nord... due metri di gambe, il camice rosa pallido, i capelli corti rossi, le fantasie di un ragazzino di dieci anni, come le fantasie che mi cullano in attesa del sonno, ed un'altra lei che viene sempre a trovarmi in sogno, un appuntamento non tanto involontario che mi sorprende nell'attesa, abilmente nel dormiveglia mi adopero perchè ciò accada, al risveglio non ricordo che tratti, piccole movenze, un abbraccio fuggevole le sue mani.
Al risveglio cerco tra le pieghe del ricordo, sarà che il sogno è stato positivo per quest'allegria che sento ed un nuovo entusiasmo, seppure con la voglia intatta di scappare via, ma con un solo numero non si va lontano, anzi non si va da nessuna parte, io mi rifletto nei suoi occhiali e medito.
Ho tirato giù le scatole, colme di vita passata, vissuta, ricalco gesta e intono melodie, una tira l'altra, incenso nell'aria, la mia cattedrale muta del ricordo, le foto si susseguono, sempre più sbiadite dal tempo.
Vorrei per una volta parlarle con tranquillità, magari mentre il mare corre veloce sotto di noi, magari mentre srotolo la carta crespa come le pieghe nel mio cuore.
Di più miti consigli, ma di qualcosa che già so, non è il caso che tu me lo ricordi, lascio che il vento scompigli gli ultimi capelli rimasti insieme ai miei pensieri.
La carta macerata ha perso le parole, nuova linfa e forma nel vortice di elementi, gesso, vinavil, olio di lino e segatura, inserti di metallo levigato e le urla del condannato.

20 ottobre 2008

Di attese e piccole altre cose

Spesso succede così, proprio quando ci si sente meglio, adesso aspetto, che di nuovi esami non ho punto voglia, che poi in questa maltrattata città non c'è di che e di chi fidarsi, un occhio magari distratto e una sentenza, ma già recita il de profundis qualcosa che grida nascosto, vorrei che così non fosse, che sempre quando qualcosa ci viene imposto dall'esterno non si possa accettare è cosa facile e normale, insopportabile visto che mi ero prefissato un termine, mi si dicesse almeno che tornerò a pedalare e coronare quel piccolo sogno americano.
Stavolta Woody non riesce a convincermi, lascio decantare, sedimentare, la mia amata Barcelona e i dialoghi serrati, folli poi non tanto, tra Javier e Penelope, altri ricordi, altre valigie.
Anch'io stretto in quella morsa e testimone non vedente, il ritmo sembra sorpassato ma travolgente, Ivano mi convince sempre.