9 febbraio 2009

Di quel segnale chiaro...

Piccoli sorsi, il mio infuso di limone e zenzero, piccoli morsi, lei viaggia tra i miei sogni, è un'eco di urlo disperato, è sirena, lampo, immagini violente e pianto, è la solitudine, lì da solo tra due pali, è guardare gli altri rincorrersi e menarsi, è la vita racchiusa in pochi istanti, lacrime e dolore, risa e rimpianti. Volge al termine un altro giorno, dovrò pensare ancora alla mia cena, quel libro che mi aspetta, una segreteria che lampeggia, il solito chiarore della stufa, il suo profumo, che lento prende a scorrere nelle mie vene, come linfa, nutrimento, panacea, ghigno beffardo, accesso, di tosse, rigurgito, reflusso, il mio corpo manda segnali, continuo a voltarmi da un'altra parte, non voglio guardare, oggi non piove, non è un caso... al tredici si resta al palo, e tutto intorno fluisce, di melodia e di canto, non importa davvero, che sia un minuto o un'ora, due uova al tegamino o trionfo di faraona su vellutata di lamponi e rape, io non immagino il futuro, rileggo quel che è stato, tremo, che mi senta piccolo indifeso e inerme o forte gladiatore, che mi si guardi con malizia o con timore e rispetto, quel che conta è l'amicizia, dubbi o certezze, al viso smunto pallide carezze, è la mia parte, è quello che mi spetta, l'inesistente copione della comparsa, il figurante ad ore, quello che forse attende un'unica occasione.

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