25 febbraio 2009

Un piccolo omaggio... (Bene, Francesco De Gregori)

Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi
ma è inutile cercarmi sotto il tavolo,
ormai non ci sto più
ho preso qualche treno, o qualche nave,
o qualche sogno, qualche tempo fa
Ricordo che giocavo coi tuoi occhi nella stanza, e ti chiamavo mia,
ma inoltre la coperta all'uncinetto, c'era il soffio della tua pazzia
e allora la tua faccia vietnamita ricordava tutto quel che ho.
E adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie
però stai attenta a tendermi la mano,
perché il braccio non lo voglio più
mia madre è sempre lì che si nasconde dietro i muri
e non si trova mai
e i fiori nella vasca sono tutto quel che resta e quel che manca,
tutto quel che hai
e puoi chiamarmi ancora amore mio
E qualche volta aspettami sul ponte, i miei amici sono tutti là
con lunghe sciarpe nere ed occhi chiari, hanno scelto la semplicità
se Luigi si sporge verso l'acqua sono solo fatti suoi
E ancora mille volte, mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai
per quel sorriso ladro e per i giochi, i mille giochi che sapevi già
e ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata, che ti piaci come sei
Però non mi confondere con niente e con nessuno, e vedrai...
niente e nessuno ti confonderà
nemmeno l'innocenza nei miei occhi, c'è nè già meno di ieri, ma che male c'è
le navi di Pierino erano carta di giornale, eppure vedi, sono andate via
magari dove tu volevi andare ed io non ti ho portato mai
ma puoi chiamarmi ancora amore mio

16 febbraio 2009

Solo flebili cicatrici

Non è una vera operazione in fondo, manca una settimana, domani Fossati, i capelli molto lunghi e il pizzetto curato, disidrosi, fa freddo, si, è finita la bombola, la stufa langue in un angolo dimenticata, ho chiamato, qualcuno arriverà... i broccoletti cuociono con gli strascinati, olio, niente peperoncino, un goccio di vino, giusto per... il maglioncino sembra adatto per una gita sulla neve, tra un poco non riuscirò nemmeno a digitare, il pargolo in Brasile al sole, bagnato dall'oceano a Praia do Flamengo, il countdown lo facciamo noi adesso... questo profumo riempie la casa, inebria, dormire diventa più facile... mal di testa, non si fa vivo nessuno, detesto queste attese, basterebbe richiamare... a volte gli anni che passano, la maturità, se proprio non ti rendono giustizia, quanto meno riescono a farti capire le cose, a dare la giusta connotazione, episodi inqualificabili del passato, subiti e mai accettati, di colpo divengono chiari, si trovano le motivazioni, le diversità, il senso di non appartenenza, le ideologie, gli studi, tutto diviene facile, chiaro, lapalissiano, e il passato scivola lentamente, rimargina la ferita, ti senti sereno.

11 febbraio 2009

Viaggio goloso e... lemming

A volte capitano dei momenti particolari, nella vita di ognuno di noi, nei quali si è costretti a scegliere qualcosa contro la nostra volontà... non possiamo dire no, anche se vorremmo... bevo il mio Shiarà del 2007, mi godo i filei ancora una volta, rantolo, gesticolo, m'affanno... non serve, ho già detto si, mi auguro solo di non dovermene pentire, ma è un qualcosa che si protrarrà nel tempo, damocle, perenne, quasi, avrei voglia di qualcosa di dolce, una fetta di sacher per esempio, uso l'immaginazione, la fantasia, trasformo, deformo, impasto, pastrocchio... non vivo più, questa è la realtà, la mia stufa adesso respira, almeno così spero, un brivido lungo la schiena, mi preparo la mia fetta sacher, biscottata, marmellata di albicocche e crema al cioccolato, ma prima la marmellata o prima il cioccolato? Nel frattempo ho verificato, il respiro viene dalla stufa... credevo fosse l'inquilino vaneggiato della mattina nella doccia, quello che inesorabilmente spinge il mio capo a picchiare sul muro... altra fetta, la prima è andata... e comunque, prima cioccolato, poi marmellata, accidenti il respiro è consistente, cosa vorrà dire? Ok, mi faccio la terza... ti pareva, la terza deflagra, impatta, imbratta, azz... unto, bisunto, maldestro, belsinistro e i ferri? Presto sanciranno il loro potere, trapano? Acc... dolore, fervore, tormento, lamento, ho già le stampelle, vi lascio, mi lascio, Charlotte mi aspetta ed anche il lemming.

9 febbraio 2009

Di quel segnale chiaro...

Piccoli sorsi, il mio infuso di limone e zenzero, piccoli morsi, lei viaggia tra i miei sogni, è un'eco di urlo disperato, è sirena, lampo, immagini violente e pianto, è la solitudine, lì da solo tra due pali, è guardare gli altri rincorrersi e menarsi, è la vita racchiusa in pochi istanti, lacrime e dolore, risa e rimpianti. Volge al termine un altro giorno, dovrò pensare ancora alla mia cena, quel libro che mi aspetta, una segreteria che lampeggia, il solito chiarore della stufa, il suo profumo, che lento prende a scorrere nelle mie vene, come linfa, nutrimento, panacea, ghigno beffardo, accesso, di tosse, rigurgito, reflusso, il mio corpo manda segnali, continuo a voltarmi da un'altra parte, non voglio guardare, oggi non piove, non è un caso... al tredici si resta al palo, e tutto intorno fluisce, di melodia e di canto, non importa davvero, che sia un minuto o un'ora, due uova al tegamino o trionfo di faraona su vellutata di lamponi e rape, io non immagino il futuro, rileggo quel che è stato, tremo, che mi senta piccolo indifeso e inerme o forte gladiatore, che mi si guardi con malizia o con timore e rispetto, quel che conta è l'amicizia, dubbi o certezze, al viso smunto pallide carezze, è la mia parte, è quello che mi spetta, l'inesistente copione della comparsa, il figurante ad ore, quello che forse attende un'unica occasione.

2 febbraio 2009

Viaggiare contromano...

Sbuffi, ribuffi, di contorsioni pasticciate, alkermes, odori, sapori, pare non ci sia altro, lamerica, quella di Obama, e poi Boston, quella terra non è la mia terra, io osservo, non perdo un battito, le sue ali, lei è così bella, radiohead, e intanto i quotidiani riprendono a macerare, sogno la prossima fuga, l'ennesimo ricordo rubato, volteggiano o no, spalanco le finestre, mi apro al mondo.
Ciambelle, ciambotta, rimbrotto, codardo, cobarde, che nesso ci sarà... intanto io aspetto, come sempre, i miei bicchieri tintinnano, soli, fame atavica, e questo vento così fastidioso, sento freddo, eppure ci saranno almeno diciotto gradi, le mie mani al microonde, la panna montante schizza dappertutto... chissà perchè tutte le cose finiscono in pochi minuti a fronte spesso di ore di lavoro... mousse al limone, lenzuolo alla milanese, tre sono le farine, nessuna del mio sacco, ascolto. Io vorrei soltanto potere parlare, dire semplicemente come stanno le cose, guardare il sole senza paura di bruciarmi.
Sono ancora preda dello sconforto, pochi attimi, poche ore, intanto il tempo passa, i miei capelli sempre più radi, la mia barba sempre più bianca, io sento, tra acufeni e riduzioni, sento ancora, mormorare, a tratti al mio cuore, come dire?
Osservo Charlotte, è così bella, così brava, mi lascia pensare. E ancora una volta è notte, guardo attraverso i vetri, la strada illuminata, lucida di pioggia, unica compagna la fiamma di una stufa quanto me. Vorrei sentire pulsare cuore e muscoli, calpestare la posticcia sintetica, provare ancora il brivido, chi non sa non capisce.
E' nella natura delle cose, la natura degli uomini, io viaggio ancora contromano e attendo sanzioni.