14 ottobre 2011

Ci sono giorni

Il sole caldo al parabrezza e l'auto va, ripenso alla foto di Cinzia, vorrei averla scattata io, le mani ai riccioli vorrei come quando piccolo cercava la mia protezione, ma dividiamo un piccolo viaggio e da tempo non succedeva, avrei pensato ad amici e invece il prescelto sono io, niente caffè che non possiamo e il giallo accecante ci illumina, trascorrono le ore leggere, cibi strani e carrelli strapieni, questo sì, quello no, non esageriamo... esageriamo alla fine, ma era previsto. Il cristallo non regge e la batteria si dimentica la sua funzione, l'ebrezza dell'auto a due metri dal suolo e le curve da autodromo, il sole si spegne sulle strisce di neve che scendono dall'Etna, per i jeans vedremo un'altra volta che si è fatto tardi e si deve rientrare, scivola via il giorno stanco come noi e le piccole noie, era tanto tempo e vorrei scriverne e parlarne, e delle cose perdute e dei momenti andati e del mio silenzio, dei riccioli di Diego e dei suoi e delle mani di mio padre e lo sguardo severo di mia madre e dei calci al pallone e mio fratello con la divisa straripante e il fucile a piombini e il rimbalzo sul piede di mia sorella, e che non basterebbero le parole o i fogli e di questa musica struggente e della vita che scorre e del dolore e del mare negato per tutta l'estate e dell'inutilità, della luce diffusa sulle pagine di un libro e di una canzone nuova.

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