2 gennaio 2012

Dolcetto D'Alba

Alla fine quel che doveva è stato, i lievitati e le bollicine, la notte dell'ultimo dell'anno, i miei pensieri vaghi e lo sguardo di mio padre, il primo pranzo e lacrime, poi la luce finalmente spenta, bastava pigiare un pulsante... dolcetto senza scherzetto, il calice e la mano, alcune volte ed io guardo silenzioso, aspetto, il manzo ganzo ritorna nel ghiaccio, la scarpatura e la canaletta, scarichi audaci si riempiono di baci, rosso vivace, bronzo di riace, umbriatico era solo un paesino calabrese ma io ero strafatto, ubriaco perso, languore, fame, ho già cenato ma non mi placo, un tempo flaco oggi la panza, quindici giorni senza corsa sono tanti, la gola brucia e bruciano le parole, d'alba dolcetto, metto l'elmetto, non servirà, l'ogiva penetrerà il mio cervello, tonfo, sordo, come io sono ormai, finisce il vino ne berrei un tino, il panettone, freddo glaciale, mani incrociate, non voglio dirlo, pelle rovente, cuore assetato, non posso andare, non adesso, brividi alla schiena, freddo sudore, climatizzatore, tosse, raucedine, incudine, provaci adesso, sempre più spesso, le lunghe soste sorridono al finestrino dentro i fari arrossati, melafiona, american pie, le pere e il cioccolato, sporchi capelli risplendono come non mai nei sei cereali finalmente trovati, la ragazza della farmacia ride di me e del bambino sconosciuto che si nutre con tanta dolcezza, dolcezza di madre e ripete le parole e ride, io ascolto discosto, distante, nascosto, annichilito e vago, la casa è più grande, i muri dipinti di fresco, le stanze abitate e la cucina dimessa, mi specchio negli spaghetti al sugo di pomodoro e chiedo venia. Ho freddo stasera, tanto freddo, vorrei, non vorrei, ma se vuoi...

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