14 marzo 2012

Nella voce del mattino

I riflessi nelle vetrine e l'isola, testiere e testate, l'erba al muro che in realtà assomiglia più a chiome di alberi di una foresta in una visione dall'alto, il verde e il grigio, le lampade da terra al soffitto ma con le luci spente, il posteggiatore sparito nel nulla come la porzione di patatine fritte, urla e strepiti ad un passo per il re pallone, il ghiaccio alla sedia di ferro e nelle spalle di Momò, la cacciatrice di Santorino ha gli occhi che ridono e sfoglia gaudente le pagine del suo libro, timidi accenni e frasi smozzicate, la scuola, l'estate, le isole e gli agganci, quel professore morto come Franz e i ragazzini di oggi che parlano come automi, la pagnottella ripiena che appare un miraggio allo stomaco urlante e il rosso che sa di cioccolato di Noto, non cade una goccia d'acqua e le navi immobili, eppure si tratta di un varo e si festeggia a coca zero, come lo zero a cui ci si approssima e il ventiquattro appare ancora lontano... non resta che Doisneau e l'emulazione, si sente vibrare anche in lontananza, nei messaggi criptati e silenti, nel buio con i suoi rumori e nel ticchettio pressante e misterioso, nello specchio del caffè, nell'attesa del giorno, nella voce del mattino.

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