17 agosto 2012

In questo posto davanti al mare

Il corpo abbandonato, il grande sorriso nei denti guasti e il ritmare delle braccia, con il grande salvagente e i piedi nella sabbia, e io perdo il mio tempo nelle cose futili... dibatto di amenità mentre intorno scivola il grasso dalle smagliature e il sudore fonde le pance, i bambini gridano, le mamme sbottano, i padri leggono, non cambia mai niente, osservo e non imparo, mi arrovento d'amore che non so spiegare, se bastasse questo sole a fondere e unire, non ci so fare, mai, mi perdo nelle mie visioni e tramuto il tempo, conio verbi nuovi e ritmi del passato, mi tuffo, adesso enormi palloni gonfiati disturbano l'orizzonte, i bambini mostrano il braccialetto e la mezzora conquistata, sono un povero idiota, questa terra sarà sempre la mia terra, senza scampo o facili illusioni, mastico amaro, mi arrovello, il colore della pelle è allarmante, mi tuffo nei suoi occhi che sanno di rimprovero, di delusione, ho perso le parole, quelle belle, delicate, forbite, al loro posto sboccamenti e trivialità insulse, lei mi guarda senza capire, non mi capisco neanch'io, trangugio il super che normale mi sembrava scontato, non sa di molto, resto legato ai ricordi del passato, dammi la mano, voglio tenerla, non voglio lasciarti andare, mai più, non c'è posto per noi tra tanta gente, guarda come si accapigliano, si spingono, poi mangiano senza gusto, per abitudine, per rinnovare il rito... non resta che abbozzare anche se il gelato in verità fa schifo, ma quando ci guardiamo negli occhi si ferma il tempo, non c'è più nessuno intorno e il mondo prende a girare per noi.

1 commento:

Jussara Neves Rezende ha detto...

Não sei se entendi bem, mas de certo modo identifiquei-me com o texto, pois também sou muito observadora. "Eu observo e aprendo".
Abraço!