I fichi d'india di Zacatecas, l'odore della campagna, sudore sulla pelle, sole e mandarini rubati, l'odore intenso, penetrante dell'essenza di trementina si stempera pian piano con l'olio di lino, passano i giorni, la casa s'impregna, respiro, m'inebrio, ricordo i primi tubetti, gli sguardi paterni, le mani tremolanti sfidavano l'ignoto, il passato non si cancella mai, correvo inseguito da un randagio o forse felice per l'appuntamento con la mia dolce amica, la fitta al piede mi colse impreparato e il rosso fiotto allagava e dilagava, sette anni o forse sei, Carime sorride mentre guida un auto che sembra quella di Eva Kant, ma la ferita lacerante che mi perde non sanguina, le prime parole, le ultime, quanto dura l'amore? Il tempo che la lastra di ghiaccio si stacchi fragorosamente tuffandosi e alzando impensabili onde, la corriera, le cartoline, il mare, le isole, odore di erba tagliata, tengo miedo de perderte, ginocchia sbucciate, le cicale e poi la luna piena, i motorini, le prime sigarette distratte e rubate, se non mi parla io non le parlo, il mio sorriso è più vecchio dentro lo specchio, pensavo potesse piacerle, ma lei non è stata felice del mio raffigurarla sebbene con tutta la mia fantasia, la paura dell'esposizione, i miei chilometri a ritroso, i passi sugli stessi passi, la balena franca austral, il forte vento e le mie piante, la speranza di vita, quella quercia in primavera, tutti i miei viaggi in treno, Salerno, Bardonecchia, Torino di passaggio, ventinove anni fa Roma, è credere o no, Como, pasqua sul lago, il senso della festa, vorrei incontrarti, l'amaro in bocca, la trementina e l'olio di lino, della disperazione e la paura, la mia amica persa nel tempo e il ricordo del suo assurdo aborto perchè lui non voleva saperne, della fine dell'amore, sul punto di cadere, le strade verso l'India, Cina.
Quante colpe si riversano in questi trent'anni, posso solo difendere quello che so e la perdita che sento imminente e tutto il terrore, quando qualcosa si rompe per sempre, quando non riesci a superare il disagio, e torno a guardarmi nello specchio e guardare lui, comportamenti analoghi, stessa dinamica e faccia, Battisti, quel taglio nel piede correndo, quel profumo, quel tepore, immagini presenti, e riprendere a cucinare dopo l'abbandono, disagio, zio Antonio adesso ho anch'io la tua età, il pc vuole che inserisca l'iter, le mie brioches col gelato, il buffone di una notte in treno, lui così piccolo e forte dorme disteso sulle mie gambe nel corridoio, mare, Cecilia, le biciclette, quattordici anni, flashback, suggestioni, le canzoni, Firenze, chianti e panini, il burro al cioccolato e i teschi nella vasca di ghisa. Sudore e maledizioni, ora spettatore ora trasportatore, un odore agita le sensazioni e smuove la terra dal mio cuore, agito i pennelli freneticamente, sento le voci che arrivano, sento gli odori, collego i rumori, rivivo le sensazioni, vorrei dormire, risvegliarmi bambino, tendergli la mano, sentire la sua forte presa, gocciola il colore, frammenti di carte colorate, stucchi e acrilici, tutto si mescola, scende la sera, vorrei urlare, non posso fare niente è questa la tragedia, io sono qui, ed esserci non serve a nulla, Piero era cardiologo è morto di infarto, arriva il momento, si spegne la luce, addio Ipanema, addio Perito Moreno, e non sei niente, non sei mai stato niente.
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