La bottiglia, ormai privata del suo prezioso contenuto, si concede immobile a futura memoria, sento ancora il sapore al palato, forte, deciso e al tempo stesso vellutato e denso di frutti di bosco, così lo percepisco io, perso nel suo colore, rigiro il calice tra le mani, osservo controluce, il profumo avvolgente permea lo spazio e le narici, timida preda di infinite sensazioni, quattro mesi di gestazione, di attese, di aspettative, emozioni, l'abbinamento col cibo giusto e la ricchezza dei commensali, il medaglione di filetto e la medaglia al Rosae, il maestro pontifica e discerne, il professore non molla mai il bicchiere, io mi gusto la scena e il mio Mnemosis. Il piacere dell'istante e il ripetersi nel tempo disperato della dissolvenza, serberò il ricordo, dimenticherò, sarà inevitabile viaggiare.
Muti segni fendono l'aria, pioggia sullo sfondo e su quelli che sembrano occhiali, ho un compito da eseguire, ho messo da parte le sigarette, già mi vedo respirare meglio, riverso l'ansia sulla cioccolata e sento una nuova energia, primavera, crema gialla, panna e fragoline, un classico di tutti i miei compleanni. Il maestro mi ha mandato qualcosa, il tempo ritrovato, la fine della fuga, le vocali che in seconda battuta si alternano e del bisogno atteso e invano.
Adesso è tempo d'imbrunire.
1 commento:
Carissimo, dovevo assolutamente pubblicare questo post su diVINando, mi è piaciuto veramente molto,
a presto
Silvia
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