20 novembre 2008

Quel profumo di pioggia...

E' normale un leggero imbarazzo, poi il vino decanta, l'alcol evapora, immagini danzano vorticosamente, i fumi e il fumo, mi specchio nei suoi occhi e cerco quella bambina, tosta è tosta, giudizi non unanimi sulle rappresentazioni, Bologna, Firenze, bresaola e limone, cerasuolo e nero, che bella serata, non fosse per questo strascico, mal di gola, e Carmelo affranto del suo orgoglio di macho ferito... tratti andati di versi scaduti, si dissolve lentamente la nebbia, il vino recita la sua parte, le mani, la mano, il sogno, di viaggi e contorni, di quel che è stato e per fortuna dimenticato, perso nel passato, di pochi slanci e conseguenti timori, le urla del mio silenzio e le protesi necessarie, di braccia, di sguardi, di frangetta sugli occhi e di frangia estremista, India o Sudamerica, cucinare e centellinare, i miei quadri spariranno, non è ancora notte, la temperatura è scesa, attraverso la città con i pensieri che vagano, che voglia di tornare indietro, spremo, pedalo, ricucio, maneggio, rabbercio, pesto, rimesto, fatico a prendere sonno, mi desto, controllo, cancello, ripudio, vaneggio, le cinque, caffè, mi siedo, mi alzo, leggo, profumo di pioggia nell'aria, e l'immancabile mal di testa, di modesta entità a dire il vero, mi aspettavo di peggio, faccia libro, Fio, Elvis, il pargolo urla il suo disappunto e procede con le richieste e le necessità, dieci, undici, numeri, ore, quel pensiero bastardo, lampi, fuochi, paglia.

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