14 aprile 2009

Del progettare e fare...

Che più si va negli anni avanti e più ci si commuove di fronte ad avvenimenti che toccano le corde dei sentimenti, probabilmente è la considerazione dell'avvicinarsi del crepuscolo, è quanto visto in questi ultimi giorni... rimanda ad immagini che credo siano toccate a tutti via via nel corso degli anni, me ne accorgo guardando film anche di non grande levatura, le lacrime scendono sempre più spesso, non che sia cambiata la mia sensibilità, forse la consapevolezza di entrare comunque in una fase discendente, seppur tuttavia con grande animo per le tante cose da fare e progettare, che altrimenti cosa diventerebbe la vita?
Progetto e discerno, di rimpatriate, sortite, viaggi, quadri e sculture, di letture, acquisti, grandi cucinate, Filippo mi svela che il vecchio locale è chiuso da sedici mesi, accidenti, ed il nuovo aprirà a fine maggio... rinvieremo, e quel corso alla città del gusto? Napoli, Roma, eppure ho nostalgia del vecchio e delle sue piazzate e cazzate, Milano, quel polline che riempie la mia giacca, quel caldo asfissiante e il rumore del treno sulla testa, poi non ci sarà più tempo...
di quel librone che mia madre mi cede, era di mio nonno, dovrò restaurarlo, ma quanti ricordi di bambino e più dei disegni che delle parole... ho superato quel limite, c'era un pò d'angoscia, inevitabili i pensieri, zio Antonio e Linda, non saranno mai lievi, ciascuno di noi ricorderà a suo modo.
Anche la pasqua finalmente è andata, di una foto col mio amico abbracciati sul cofano di una grande macchina azzurra, ultimo ricordo di una gita fuori porta... che farei con una planetaria? pacojet, mi sono difeso in tanti anni, arreso di fronte alle meringhe, arriverà il mio piccolo chef da campo, pioggia e devastazione ancora, povere mie piante, derise e defraudate, Modena e Teresa, Torino e Paolo, leggo ancora di Bourdain, ma sono preso da Ferran, della mia zuppa inglese naufragata di una sonora abbuffata, non ce la faccio e non posso farmi carico di quel male, resto in disparte a pensare, del mio orso risvegliato e del favo agognato, delle mie corse in salita, Nobu, il vino, Lorenzo e dei miei nuovi bicchieri appesi, di un volo ormai già pieno, e di orizzonti lontani, degli auguri ricevuti e di quelli dimenticati, di attrazioni paventate e inutili traversate...
E mi confondo ancora e penso, e scivola sul fiume e rotola tra i campi, mangio la cioccolata e i taralli che non sono più quelli dei miei ricordi, e ancora m'indigno e ancora intollerante, vivo i miei giorni in maniera altalenante, che mio fratello me l'ha promesso, che andremo al cine ancora insieme, e ancora scrivo e a tratti canto, timido sole orso anche tu.

1 commento:

cinzia ha detto...

Dio mio che fame!