16 dicembre 2011

Ma ci sentite da lì?

Un bel calice raccoglie gocce intense di rubino, la lotta impari sfinisce, lenisce i dolori la parola, anche quando le librerie si stancano e negano la visuale, fragile, cartilagine, e quelle verdure biologiche, non dovrei bere se poi le parole scivolano, lenzuola, cuscini, tra due mesi dovrò cambiare, almeno, il ferro da stiro e la lavatrice, grondano, rimbombano, suadenti, accecanti, le parole, il bisogno delle parole, come se fosse, il vino ritempra, sento il calore, tale, quale, calci, calcio, vinco, pensieri e parole, solfeggio, fraseggio, memorie più grandi, la foto, quella del mio ultimo anno, la foto di gruppo, un gruppo nutrito, due, bevo e iatale, ferale, letale, il parassita morde, non demorde, concorde, litanie, nostalgie, come dire, invertire, un lampo, un fuoco e poi la notte scende, il sonno, la ragione e i mostri, come poter dire, come poter fare, scatole, pentole, due uova al tegamino, meglio un branzino, la pasta al sugo, ecco, di quattro cose imparate e la mia cena solitaria, di mille sensazioni, la macchina lontana, camminare, volteggiare, roteare, il pulsante a destra e la testa nel forno, di farine, di cereali, integrali, manuali, grido, il più bello spettacolo prima del week-end, ho voglia di abbracciare mio figlio, il mio nipotino, il desiderio di quei soli legami, e quei miei amici, due o tre, parole spese, e quei gesti che non si vorrebbe dimenticare, e l'esigenza di dire, confermare, dimostrare, nel frattempo i bambini dormono, i calici si vuotano, tiro le mie pietre e sembra immenso quel deserto, passa lento, freddo, alle ossa, alle mani, segni, spazzatura, plastica, e ancora lavatrice, e gli italiani d'argentina, ma ci sentite da lì?

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