23 luglio 2011

Tanto loro sono sempre lì...

Il sudore gela alla schiena, maciniamo chilometri con il sole che cuoce anche il metallo, il caffè dell'autogrill colora le budella, l'ammiccante insegna gialloblu ci guarda scivolare di fianco, la prossima volta... la luce arrotonda il barocco e un fresco venticello accarezza la stanchezza, vociare e frastuoni, modelli e orpelli, quel brigadiere sembra un generale, è deciso, anche gentile, controlla, ordina, decide, inflessibile e giusto... la luce si diffonde sulle panche e le teste, bambini piangono e giocano, la stradina raccoglie cicche e cartacce, l'antico monastero lo si riconosce soltanto nella facciata, altri usi e abusi, la ragazza del bar ostenta procacità e serve un pessimo caffè, attese, lungaggini burocratiche, scontate... riti, triti, il sonno colpisce inevitabile... immagini si susseguono frenetiche, giudici, avvocati, testimoni, pentiti, accuse, difese, sentenze, sudore, l'ennesima ferita alla lingua, sapore di sangue, archi e colonne, il vento, le carte, odore di cibo, file interminabili, attese... il ventilatore alla schiena rimanda dolori, nessuna pellicola testimonia la realtà, la distinzione si vede nelle calzature, portano tutti scarpe da running indifferentemente al gel o ad aria... di colpo trascinati in un reality involontario si ascolta in silenzio, carpire di sguardi, una parola e un'altra, descrizioni, precisazioni, spiegazioni, tentiamo di capire quale sia l'ingranaggio che sempre oliato ed efficiente consente al meccanismo di non incepparsi mai, una vetrata infranta che riporta alla vita, ma dura troppo poco, si riprende il tran tran quotidiano, tra una caffettiera che stronca le pieghe e un improbabile e improvvisato forno che ridona un sentore di patate, le sigarette e la spesa, la fòrmica modellata taglientissima, l'assurda beffarda richiesta di un satellitare e ancora quella di un condizionatore, le bolle e il caldo, restauro di mobili, la carta vetrata e lo spirito e piastrella, il rito, le merendine o le patatine, l'acqua ghiacciata, il caffè nel thermos, qualcuno aspetta ancora, qualche altro è già andato via, un altro ancora non ha voluto aspettare e ha preferito una corda improvvisata... giorni, mesi, anni, speranze, impareranno a cucinare, la comunicazione che c'è stato un taglio, premio alla bontà... di bambini che nascono, di ragazze che crescono, di errori che si pagano, di una foto mendicata, una lettera mai arrivata, il tavolo di marmo e lo sgabello sagomato in legno, l'ultima goccia di caffè e l'arrivederci, tanto loro sono sempre lì.

20 luglio 2011

Ah Sudamerica

Non c'è niente da spiegare, si palesa come il mal d'Africa o la saudade, si annida nell'afa che ti attanaglia, mentre stai seduto sul bordo di una strada e contempli il cielo improvvisamente buio e assapori il successivo repentino scroscio impetuoso che altrettanto repentinamente sparisce nel nulla lasciandoti grondante a respirare umidità, ti circonda nelle sensazioni di un bagno pubblico che frequenti giornalmente e ti basta oltrepassarne la soglia per ritrovarti oltreoceano, sensazioni, ricordi, e nostalgie, momenti sudamericani, le strade polverose e i deserti di sale, i laghi e i ghiacciai, le cascate e i geyser, i mercati popolari, le facce delle persone... a volte sono odori, altre volte immagini, d'improvviso è il passato, infanzia, adolescenza, non c'è mai niente di risolto, e si vorrebbe ricominciare, tornare indietro, mettere a posto tasselli... perfino alcuni scali nazionali, che in altri momenti eviteresti come la peste, suscitano il ricordo e il piacere del viaggio, non si può spiegare... la turbolenza e la paura, la barriera corallina e gli squali, il cibo creollo, il porcau di Rio e l'empanada di Salta, a volte è copioso sudore, altre volte musiche e brezza marina, gli italiani dimentichi e l'Italia da dimenticare, la lingua mutante, bettole e cementerios, non si può dire, come la bellezza di Bernardo che non è solo quella esteriore, non si può spiegare, è il terrore muto nella miniera e il panico sulla teleferica, è l'odore dei Maya e il suono degli Incas, è l'immagine precolombiana e la catena di Sanborns mexicanos... è la fiesta patria peruviana con i bambini in uniforme e l'apparente silenzio del Perito Moreno, è il mio sole mediterraneo sul viso e il firmamento cileno nel cuore, sono cose che non si possono raccontare, è sangue che scorre, è acqua e sogni, paura e desideri... "E i ballerini aspettano su una gamba l’ultima carità di un’altra rumba…"

13 luglio 2011

Saudade

Mauritius, le isole e il facile e banale accostamento al nome... Claude che avrà avuto trent'anni allora e occupava la stanzetta che era stata del pittore che a volte sbirciavo, lui sapeva che stavo lì a guardarlo, mi lasciava fare... lui non c'è più, mi ricordo un cavallo, l'inchiostro nero veloce e la folta criniera... e le cartoline della città che riproducevano vicoli e strade che Claude non aveva mai visto, voleva che le acquistassi per poterle spedire ai suoi figli... non so che fine abbia fatto, probabilmente sarà tornato al suo paese, alle sue belle isole... ai suoi figli, o forse ai nipoti... Avô, in un filo di voce, Tap, Lisbona, Bahia. Saudade, la vita che scorre, i riccioli di Diego, le manine sulla barba, ansie e paure riemerse dal passato, l'odore del latte in polvere e il bavaglino bagnato, le foto e la prossima volta magari già camminerà...
nessuna risposta e mi toccherà ricorrere al garante, magari prima un sollecito, pensavo fosse più facile reclamare un diritto e sancire un distacco... "gli aerei stanno al cielo, come le navi al mare..." in Italia non è proprio così... tira forte un bel caldo di luglio, il ricordo dei viaggi, le piante che seccano e la pelle brunita, il sudore che scende e il timore che prende...