11 gennaio 2012

Aroma di caffè

Il video rimanda le immagini del colon, il mio colon... sento la sonda che si fa largo e mi perdo tra i pensieri, l'infermiera che mi ha distrutto il braccio col catetere preme il mio addome, la detesto... il medico è in gamba per fortuna e mi spiega come meglio non si potrebbe, dura poco è sono fuori, niente sedazione e posso deambulare tranquillo, non mi resta che attendere allo sportello per vidimare la richiesta medica esente ticket perchè lo Stato ci tiene ai suoi cittadini in regime di prevenzione oncologica... sessantadue prima di me, ci metto più che l'attesa e l'esecuzione dell'esame, ma è così che funzionano le cose, avrebbero dovuto dirmelo prima in modo da mandare qualcuno a prendere un numero... è la sanità bellezza, benvenuti in questo mondo... altro giro altra corsa e ci siamo di nuovo, il reparto geriatria mette tristezza ma mi regala alcune perle, le persone anziane sono le uniche che sanno ancora cosa sia l'educazione penso, la signora che mi si avvicina zoppicando, problemi di udito e difficoltà di linguaggio mi ringrazia con sincero trasporto quando le svelo che il medico che lei cerca ha cambiato stanza senza avvertire nessuno e men che mai apponendo un cartello come sarebbe stato normale... dopo la visita mi trova ancora in attesa e mi dice che è andato tutto bene e mi ringrazia ancora, sento una stretta al cuore... l'altra signora sulla sedia a rotelle mi sorride, ricambio prontamente, lei attende con pazienza il suo turno, ha due occhi belli e profondi, mi perdo un'altra volta tra i pensieri, mi sento destinatario di qualcosa che mi sfugge, come se le persone avessero bisogno di conforto e vedessero in me l'unica persona presente e disponibile... e in effetti sembra proprio così. Una donna un po' più giovane, si fa per dire, mi racconta delle pillole e dei giramenti di testa e della nausea e le cefalee... aspetta il medico per farsele cambiare... un'altra gira per l'edificio dalle sette, sono le nove, non trova un cristo disposto ad aiutarla, avrà più di settant'anni e lo sguardo disperato, cerco di fare il possibile e mi ritrovo in un universo sconosciuto nel quale tutta questa gente è abbandonata a se stessa, guardo mia madre e penso che sia più fortunata, se non altro noi figli siamo sempre presenti... la vecchietta in farmacia mi passa avanti, è solo per sedersi su una panca, si premura di sottolineare che non vuole passarmi avanti, è solo stanca, ha gli occhi dolci, un'altra stretta al cuore, se potessi andrei in giro a prendere turni in ogni dove, numerini, prenotazioni, le terrei in caldo per loro, sono tutti soli, nessuno li accompagna, sono così gentili, così reali e così consapevoli... raccolgo il biglietto caduto e lo porgo al signore davanti a me, non la smette di ringraziarmi... è una giornata così, come può accadere a tanti, mia madre si stringe al mio braccio e il medico per fortuna è gentile e preparato, capita a volte che ci si ricreda, non è convinto e ci manda in radiologia, vedremo in seguito il da farsi... fuori il freddo non mi sfiora, c'è il sole in cielo, l'auto non è molto vicina ma proviamo a fare due passi, l'aroma di caffè che mia madre percepiva in ospedale ci impone una fermata obbligatoria al bar sul nostro cammino, vuole offrire lei, dice che altrimenti il piacere sarebbe dimezzato... gustiamo con calma le nostre "sabbie mobili", così come li definirebbe mio padre... gli anziani, che ricchezza, per un attimo mia madre si sofferma ad osservare la via, alza lo sguardo e sembra cercare qualcosa tra gli edifici, tra i balconi, ho posteggiato proprio nei pressi della sua prima casa da sposina... immagino una lacrima e tanti ricordi... al semaforo un ragazzo in motorino cerca di passare sulla mia destra ma non ci riesce, lo guardo e gli faccio cenno di aspettare, con una piccola manovra riesco ad aumentare lo spazio, si abbassa a guardarmi e mi ringrazia sorridendo, va via a zig zag tra il traffico... torno indietro con i pensieri e mi dico che allora anche i giovani, e che, sì certo, forse...

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