8 gennaio 2012

Di cacao e nocciole

Di gas acre l'odore si perde nello specchietto, anch'io l'avrei tenuto girato, anch'io avrei guardato con avidità, ma sarebbe finita in un modo diverso... quindi è un avverbio ma nel mio caso una congiunzione che sollecita una deduzione... l'ora d'aria svanisce e la mia porta si chiude, il solito freddo mi prende, perchè in Spagna o in Argentina usano il cotone?... cancello nomi e sottolineature, numeri e indirizzi, mi soffermo su quelli più vecchi, su quelli di cui non so più nulla... scivola il mio tempo, il secondo direi, sarebbe da oscar al di là della nomination, e poi è troppo uguale, non credo si possa dire ma mi serve... contenitori celano e disfano, in un susseguirsi di parole, l'alternarsi delle condizioni, ma non si cancellano certi passaggi, resta sempre qualcosa a ricordarcelo, ermetismo di facciata, per chi è buon intenditor... lanuggine ad un altro stadio giace tra le pagine, raccolgo di tanto in tanto, sorpreso e divertito, un sole pieno allieta una giornata sorprendente e inaspettata, sapore d'Ungheria, al ginocchio o poco più, audace, verace, pelle nera che quel grigio scamosciato è incline all'acqua macchia e sbuffa, niente vino, mi raccomando, è l'ultima sera e poi il digiuno triste annunciato, povero pane madre al freezer e dolci negati, basterà, si aspetterà per poi tuffarci in quella crema di cacao e nocciole, a cucchiaiate e dita e specchietti ritrovati.

1 commento:

Anonimo ha detto...