8 febbraio 2012

E parole che fanno ridere...

L'ultimo sole si spegne sulla pista, si spengono le luci a bordo, mi lascio andare allo schienale e guardo fuori, rumore sordo e rullaggio progressivo, lo stacco e i pensieri che scivolano, Tevere, Fiumicino, le luci ormai fioche, il cielo aperto, la neve si è già sciolta, si scioglie anche il ghiaccio, di quello che è stato e le ganasce ai piedi, di mac e visioni private o di teatri in solitaria, il pane pizza e il pesce surgelato o le polpette in bianco, la signorina ci sa fare, capisce che ho le idee chiare e gusti semplici, mi accompagna e lascia che io scelga, si limita ad approvare e cercare le misure, ce ne fossero clienti così starà pensando... la rivista è fresca di stampa e per me già vecchia, le seychelles, il trio di donne che cantano la lirica in chiave pop e le offerte di bordo mi hanno già tenuto compagnia all'andata, il tipo davanti ha bisogno di un taglio al progetto in assonometria e prospettiva centrale, la ragazza si avvolge nella sciarpa e gioca col suo iPhone dopo avere comunicato al suo ragazzo che il volo è in perfetto orario, la tipa sudamericana abbondante e travolgente cambia il suo posto per il finestrino, il carrello sospinto invano torna al suo posto intonso, ultimi quindici minuti da brivido ma impossibile paragonarli a quelle ore da Buenos Aires... ad attendermi una pioggia umida, fredda, è già casa... Il sorriso prolungato, interminabile, la felicità negli occhi neri, il freddo gelido alla scaletta dimenticato in un lampo, anche questo ghiaccio si scioglie in fretta e le mani si intrecciano, il mistero del pacco dimenticato e la pioggia a tratti scrosciante, c'è qualcosa di indefinibile che proietta certezze, la musica che non riconosco, i fari e le auto che sfrecciano, gli occhi che ridono al cuore, il tepore ritrovato e parole che fanno ridere, e racconti, e baci e carezze, l'ansia che svanisce, la trama che si infittisce.

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