20 giugno 2012

Sempre Marilyn

Il rock si perde al finestrino, tra le luci che inchiodano e l'aria che rinfresca, la passione, le ultime immagini suadenti e il blues, le lacrime di Marilyn, titoli di coda, bisognerebbe fermare gli attimi, inglobare sensazioni in bolle perpetue... l'asfalto si ricopre di polvere, le luci della città, la birra gelata e il giro della piazza, la pizza di ulisse schiacciata con il ricordo della bufala e i ciliegini sbiaditi, il sapore perduto del cornetto di algidiana memoria, ma è solo un mio pensiero, una mia sensazione, i miei tempi che sono solo miei, gli anni trascorsi al camillino da cinquanta lire o le torridi estati al motorino e il croissant imbottito di gelato al caffè che scioglieva sulle ruote e Renato che correva, le monete barattate e i francobolli volati via... il piatto triste tra spruzzi di olio e balsamico, il pane di kamut e avena, sguardi coordinati, intese, il silenzio al buio del divano e i pensieri altalenanti, esagero, mi capita, le scuse non servono, basta capirsi, è solo un gioco, uno di quelli che scivola nell'incomprensione e genera litigi... pochi minuti esclusivi, svincoli, transenne, percorsi obbligati, la schiena, il braccio, quella pillola e il mio medico distratto, è sempre un altro giorno nel fluire del tempo, lo stillicidio prosegue com'è normale che sia, io e quelli come me non crediamo ai miracoli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

…da morire...