4 giugno 2012

Vedi il mare quanto è bello...

Il business non guarda in faccia nessuno e niente, fatti tuoi se vuoi continuare a rincoglionirti davanti spettacoli insulsi e isole del cazzo, nessuna televisione da casa, la tele la mettono loro, piccola e slanciata, spina e antenna provvista, modica cifra di due euro al giorno per il noleggio e fantastiche promozioni settimanali, si scrive intrattenimento si legge camorra... mi chiedo cosa succederebbe se al pari degli ospedali siculi tentassi di portarmi da casa una sdraio per la notte... il linoleum è tirato a lucido, mi aspetto altre cadute... ampi corridoi si chiudono alle porte, la caposala è un tipino tosto che scrive sul mio certificato la data odierna, la da per scontata come data di ingresso e conclude che il ricovero sussiste a tutt'oggi, in breve cinque giorni in uno... il Professore è tale, visibilmente annoiato, biascica parole, piuttosto ferme e decise, è uno pratico, già alla visita aveva perentoriamente sentenziato come non ci fosse nulla da dire ma soltanto intervenire... appoggiato al muro in abiti borghesi recita la sua litania e conferma che si sente di dire non finisca qui... tira un'aria strana, a tratti pioggia, a tratti il sole, maglietta o camicia e giubbotto, la tangenziale e le sue uscite, cuma, pozzuoli, agnano, fuorigrotta, vomero, camaldoli, arenella... ormai le so a memoria, la mano che si alza in un gesto rapido, furtivo, la placca al parabrezza mente ma lascia passare... la catena di montaggio è inarrestabile, due infermieri accompagnano il paziente di turno che dopo una mezzora torna in barella con un occhio bendato, chi il destro, chi il sinistro... la lettiga vuota mi passa accanto, le lenzuola sempre quelle... ogni giorno, tutti i giorni... la catanese aveva una ciste che pressava, l'occhio si era spostato in basso sulla guancia, le hanno perforato il cranio, tutto bene, intervento riuscito e via alla convalescenza, un carrello che sembra blindato attraversa rapido il corridoio, effluvi, odori, gli addetti in tuta arancione depositano vassoi su vassoi, le pietanze sono tutte diverse, la pasta mista con le patate, le penne rigate al pomodoro, la minestra di riso o la carne arrosto, l'odore è sempre uguale, immagino anche il sapore... la vicina ha le palbebre calanti... è composta, seria ed educata, una ex insegnante sarda col figlio a Caserta che ha sposato una romana... due interventi ravvicinati e due fili in tensione, mi domando se le palbebre torneranno alla normalità... lascia le sue riviste patinate con i pettegolezzi sempre freschi di giornata ed esce fiera e allegra... intanto la schiena urla alle molle del mio letto di lasciarla andare, le notti non sono notti, rimango sveglio e non appena mi assopisco urlano i fantasmi e recitano incubi magistrali in salsa rosa, le scale si affollano di gente e fumo, l'ultimo film e la sigaretta che cade, provvidenziale tabacco anti strage... gli omuncoli coperti si sfidano nella notte, trama e ordito, tutto già visto, tutto già scritto, i Karamazov all'erta nell'abbiocco post-prandiale, l'ultima preda, l'orsetto urlatore, vite rinchiuse e dimenticate, sprazzi di luce nella strada deserta e rossetto e smalto, i rifiuti e il giro concentrico, il finanziere non è di qui, non sa dove sbuchi quella strada, giriamo in tondo fino alla necessaria infrazione, non sarà facile spiegarlo al Giudice di pace... le due pizzerie in cagnesco offrono tesi opposte, sono io il primo ed unico, no io c'ero già prima... le fiamme risultano accattivanti e regalano la fila, propendo per il secondo e non me ne pento, il cellulare manca la sua funzione e recita spedito ma sfocato, la tipa col cagnone e quella con la blusa larga, intanto le lacrime solcano il solcabile e si perdono tra le linee telefoniche, vorrei tu fossi qui, vorrei tu fossi qui, si spengono le luci e l'ultima canna, Pozzuoli e il mare che non vedo, la nocciola coatta e l'entroterra bislacco, le maglie sono scadenti ma il prezzo è ottimo, del resto faranno il loro dovere fino in fondo e non avrò da pentirmene. La guarnizione era lacerata ed io non m'ero accorto, non importa che inforcati gli occhiali l'unguento oleoso produrrà il miracolo... e Tore, e Chicco, Luca e Bea... suoni di sitar o di guitar e percussioni e rap, gli alimenti brasiliani sono prodotti a Milano, me ne parla il boss napoletano, mentre il rumeno mi mostra il kit, l'africano mi dice che la calabresa è terminata e il cinese batte sui tasti della cassa, me ne vado frastornato, confuso tra le transenne e il materiale di risulta, ancora cercano la metro... che desiderio di essere già lì, la frizione ci lascia, una corsa, un taxi, la tua voce, le nocche alla porta e sono già le sei, il cielo è terso e tira lo scirocco, siamo a casa, tra i panni da lavare e le piante da ridestare, un timido segnale, un passo, un gesto, per ricominciare.

Nessun commento: