31 maggio 2009

Il dubbio

Lei così avida e fornita, tale da dispensare agli altri, rinuncia una sola volta tra i tanti e colpisce chi meno ti aspetti, perchè mi domando, perchè ricordando i luoghi, sostando a quei tavolini dove lui beveva e fumava, sino all'esilio forzato, perchè tra i tanti lui? Abbandonato recita testuale, a fatica mi faccio largo tra le righe, per me il testo è difficile e l'intreccio tortuoso, non dispongo di tali conoscenze e cultura, sono un disperato che arranca, dibatto tra mille pensieri e mi agito, la memoria sempre più corta, dimentico luoghi, date, nomi, possiedo libri che credo non avere mai letto pur avendolo fatto, io sì sarei in qualche modo giustificato, non sono stato educato, non mi sono laureato, ho sempre fatto fatica e mi mancano le basi, le strutture elementari, leggo e piango, mi diverto e rido, e poi dimentico infelice, ma lei no, lei è quella che da i consigli, colei che presiede dall'alto della sua magnificenza, resto incredulo, sospettoso, si insinua in me il dubbio, vedo una crepa, la nota stonata, un segnale, nessuno è infallibile allora, me ne torno alle mie letture con "due soldi di dubbio e tre di coraggio".

26 maggio 2009

Un lento passaggio

Pausa, riflessioni, disagi e fastidi, a volte il tempo scorre inesorabile, altre sembra fermarsi, e quasi sempre quando il tempo sembra fermarsi vorresti invece galoppasse... e viceversa...
Le difficoltà della condivisione riaffermano, laddove ce ne fosse bisogno, il principio immarcescibile dell'autonomia, e ne confermano l'indispensabilità.
Non si tratta di mettere in discussione lo scambio, il gioco, il divertimento, no, gli spazi vitali che si restringono di fronte all'ineluttabile ha un che di invasivo e insopportabile, diviene un elemento devastante. Si parte a volte da un piccolo pretesto, una traccia e ci si pontifica sopra, diversamente parrebbe consigliabile documentarsi... le parole prendono forma, ma il disagio del tempo le rende vuote, inutili, spesso non serve spiegare, la storia si dipana da se, la lavanda germoglia sul mio balcone come le timide erezioni del mattino, avere tutto questo tempo a disposizione e sprecarlo diventa nauseabondo, poi come sempre la mente vaga e cerca una sua giustificazione, l'odore di bruciato mi riporta a considerare i cumuli di spazzatura che invadono il marciapiede sotto casa, l'aria si ammorba e il cavaliere impazza, c'è sicuramente un altro mondo possibile, sostenibile, condivisibile, sto per farmi vincere dalla depressione, non trovo altri argomenti nè motivazioni diverse, malinconia, tristezza, il già vissuto negli odori, nei sapori, il triste calice amaro che perpetua e infonde il disagio, lenta agonia, ennesimo balzello, continuo a sognare l'isola felice.

10 maggio 2009

Di quei capelli ribelli

Di quei capelli ribelli, il sorriso, e lo sguardo che si perde, improvvisamente mi sembra tutto chiaro, così definitivamente chiaro, è un lampo, e ne scrivo, penso e ripenso, aspetto.
Di un bellissimo libro e dei ricordi, tracimati nella pellicola che a piccoli sorsi sgorga dai miei occhi, del tempo e dell'animale morente, dell'ineluttabile che si riflette, senza possibilità di scampo, gli occhi umidi e il cuore accelerato, della morte e dell'amore, dell'amicizia relegata e bistrattata, dello sfogo finale, del martirio e del supplizio, del fondersi e confondersi, delle mie mele sbucciate e il caramello, delle mie mani inerti, di orgoglio e risentimento, della famiglia cancellata, di un dolore troppo a lungo celato, di misteri, falsi inganni, passeggiate nel silenzio della notte e tentativi abortiti, del ripetere affannoso e degli errori, la memoria che tradisce, l'abitudine che fallisce, mi muovo silenziosamente come se in casa ci fosse qualcuno, qualcuno che mi osserva, mi giudica e decide, il mio vissuto, il suo, linee che si intersecano, così vicine e così lontane, un grido di aiuto e di dolore, proseguo il mio cammino, vagante, assente, l'orlo del precipizio e la corda tesa, aspetto.
Il desiderio che fa a pugni con la realtà, inanimate figure agitano ancora i miei pensieri, del vino e del cotto, del pianto, presenzio alla morte, timidi sorrisi celano verità assordanti, mantello, cappello, geriatri e fornelli, folletti, capretti, insulsi reietti, la notte.
Solitudine, brandelli e mareggiate, sferzano il viso roventi gocce, al richiamo sordo, sospiri, traballa la scena tra quinte ondeggianti, muti suggeritori abbandonano il desco, attori, comparse inghiottiti dal nulla, spente le luci, cala il sipario.