27 febbraio 2012

Torna, ma non è mai andato via

Arriva, arriva sempre, puntuale, io l'aspetto, camminando sul lungomare di Puerto Madryn osservando le evoluzioni della balena franca austral, o mentre i raggi tiepidi inondano il mio viso e il bicchiere di Malbec, seduto sul ciglio della Ideal, da un lato Cancún e dall'altro Mérida e il suo caldo infernale, arriva tutti gli anni, si annida, silente, strisciante, con gli spruzzi sul viso nella lancia sul Sumidero, o tra l'acqua che si riversa dalle cataratas de Iguazú, al café con piernas de Santiago o al café Opera di Antigua, io lo sento arrivare, aspetto, immobile e pronto ad accusare il colpo, cerco tra le pieghe della mente, sfoglio ricordi e fotografie, arriva in un groppo alla gola, un mancamento, le ruote di un pullman con la tabella Salvador, con le immagini di un film e la canzone di Carla, col vento tra i capelli, il vento del sud e la faccia bruciata, nel succo dolce dei fichi d'india di Zacatecas, nei colori degli universitari in festa nella sfilata di La Paz e nel panico nella miniera di Potosì, nei canti e nelle musiche andine, torna sempre, a volte arriva con le lacrime, l'emozione, è come se entrasse nelle vene, ma è già lì, è parte di me, torna, ma non è mai andato via, è intriso di malinconia e linee di tristezza, di vita e di allegria, e ne patisco l'assenza, necessito la presenza, per poterne parlare, per poterne gioire, per dare un senso alle cose e riprendere a viaggiare.

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