3 marzo 2012

Il tempo segnato

E poi si stringe tra le mani il frutto, o quello che si crede tale, appiglio necessario per non scivolare nella follia, cercando, bramando, tremando, stupore prima orrore dopo quando lo si credeva perduto, tuffo al cuore e sollievo, era soltanto smarrito agli occhi e alla mano per un breve tratto, e di simile fattura, contrario e uguale, nel sentimento e di pari follia forse, ma un gancio è tale e serve, di ceci riluttanti e pane all'anice, urla sul viso e paura, e poi si cede, nessuno può permettersi il giudizio nè tanto meno un consiglio azzardato, chi è fuori non capisce, non può, forse altri sentimenti generano e l'invidia e la cattiveria, in pantomima danzante, un solo dolore vero e da rispettare, una mano tesa che non sortisce effetto, nulla può, potrebbe, potrà, non c'è rimedio, nessun prodigio, nè santi protettori o vendicatori, quello che sente il cuore nessuno può udirlo o modificarlo, e due è sempre meglio di uno, gli uccelli della solitudine alti nel cielo non depositeranno le loro uova di pietra nel cuore di nessuno, fa capolino il sole e in sequenza una strana nebbia, le piste deserte e buie conservano il loro segreto, corro tra i sentieri, il cuore in gola e le canzoni di Dalla in testa, è andato via anche lui adesso, groppo in gola e lacrime, per il tempo segnato, per il tempo passato, non più la pelle mangiata alle dita scarne, il volto sofferente dello stress e lotta e insiste e non si lascia sopraffare.

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