9 marzo 2012

Le cose accadono

Le cose accadono, si può rimproverarsi, si può prendersela con se stessi ma lo stato delle cose non cambia, l'amico che te l'aveva detto, i buoni propositi, la fermezza, la consapevolezza, ci sono cose che il cuore non intende, cose che vanno al di là, non c'è rimedio, ci si può ostinare e cercare di resistere, si può far finta di non capire, di non vedere, quando l'acqua sale avviene la tracimazione, gli argini non bastano, non serve opporre dighe, la natura fa il suo corso e la piena non la puoi fermare, come un cuore in tumulto, come il sentimento che ti attanaglia, ti opprime e ti soffoca, e più della chimica, dei segnali sotterranei, è qualcosa che ti prende e ti rovescia come un calzino, è uno tsunami, non lo fermi, non puoi difenderti, resti inerme e soccombi, e genera incomprensioni e sofferenze, e non avresti voluto, e vorresti che nessuno ne fosse coinvolto, ma non è mai così, la tua felicità passa necessariamente per l'infelicità di qualcun altro, e non puoi farci niente, semplicemente bisogna accettarlo, e passi i giorni col magone, soffrendo come un cane per il dolore inferto, per le sofferenze riflesse, e ti dici che puoi farcela, che puoi rinunciare, che farai un passo indietro, ma è la tua occasione, la tua rivincita sulla vita, sulle tue convinzioni marcite nel tempo, e passano i giorni e senti che cederai, che il terreno sotto ai piedi non ti regge, e cadi e cerchi di rialzarti, ma i giorni non ti aiutano, il tempo non ti aspetta, e cadi, rovinosamente, e soffri, e pensi agli altri ma il tuo cuore urla e non vuol saperne, e allora pensi che doveva accadere, che la vita va come deve andare, molli gli ormeggi e navighi a vista, tra tempeste e uragani e poi il sereno e poi ancora tempeste, e urla e grida, e sentimenti gocciolanti, e rabbia e clamore, e gioia e amore e lacrime e tormenti, il cuore che ti scoppia e la testa che duole, e non puoi rinunciare, non ce la puoi fare, e diventa bisogno e diventa dolore e infinito amore e non t'importa più nulla se non guardarti allo specchio e vederla e sentirla, le stesse emozioni, gli stessi sentimenti, le stesse lacrime, lo stesso amore.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

".....e vorresti che nessuno ne fosse coinvolto, ma non è mai così, la tua felicità passa necessariamente per l'infelicità di qualcun altro, e non puoi farci niente, semplicemente bisogna accettarlo"
Scusa ma non sono per niente d'accordo con quello che scrivi.Dipende chi è quel qualcun altro che deve pagare per la tua felicità.La vita è fatta di scelte.Difficili.E arriva un momento in cui quel qualcun altro viene prima di tutto,anche della tua felicità.Anche perché lo tsunami poi passa lasciando la quiete intorno a sé,mentre quel qualcuno che ha pagato per la tua felicità,resta,e resterà per sempre.Ma tu lo avrai,inevitabilmente,ferito.
Ma certo,queste sono scelte.E come scrivi tu,bisogna accettarle.

Anonimo ha detto...

Affidare la responsabilità della propria scelta a un bambino è un atto estremamente egoistico per quanto paradossale possa sembrare questa affermazione. Così come nascondersi dietro le sue, per quanto innegabili, necessità. Troppo facile e troppo comodo.
Significa caricarlo di un peso che si porterà addosso per tutta la vita: l'infelicità di uno o di entrambi i genitori. Ricercare la propria serenità è un atto d'amore verso il proprio figlio, significa liberarlo da qualsiasi senso di colpa. Un bambino è sereno quando vive in un ambiente sereno, quando vede le persone che ama serene. A meno che non si sia così bravi a fingere. E neanche. I bambini percepiscono le tensioni, le emozioni anche se camuffate, sono in grado di distinguere la finzione dall'autenticità.
Scomodo è invece assumersi la responsabilità della propria scelta quando inevitabilmente coinvolge altre persone e nella fattispecie la persona che più si ama al mondo. Sì è più facile. Fare i conti con la propria coscienza è pesante e doloroso, ma evitare una scelta per sfuggirle è penoso.
E poi non esiste una vita preconfezionata. Si cambia, cambiano le convinzioni, le proprie emozioni, le proprie necessità, e i sentimenti, purtroppo, tranne quelli verso il proprio stesso sangue…e bisogna riconoscerlo, ammetterlo, superarlo e andare avanti, con tutto il dolore e il senso di vuoto e fallimento che una cosa del genere comporta. Credo che ognuno abbia il diritto sacrosanto di ricercare a ogni costo la propria felicità, per se stessi e per chi ci ama.
Ma come fa a non essere chiaro? Probabilmente questa convinzione passa attraverso la propria esperienza personale, attraverso i propri percorsi di vita, di crescita personale, interiore…liberarsi da luoghi comuni anche attraverso la propria personale sofferenza…spesso sembrare apparentemente superficiali nasconde percorsi di crescita dolorosi e devastanti che alla fine portano a delle verità scomode, e difficili da accettare per chi non li ha fatti. E allora questo discorso potrebbe continuare all'infinito, ognuno resterebbe ancorato alle proprie convinzioni. Per cui non mi sembra il caso di continuare a usare questo blog per recriminare, accusare…cercare di convincere l’altro che è nel torto…si vuole parlare? Si vuole sputare addosso all’altro il proprio dolore? Facciamolo! Ma non qui!

Anonimo ha detto...

e chi ha scritto il post sopra non è l'autore del blog!!